domenica 17 agosto 2014

Quel giorno, non so proprio perché, decisi di andare a correre un po’ (Forrest Gump)

Quel giorno, non so proprio perché, decisi di andare a correre un po’
Forrest Gump

Ecco, io mi fermai anche a un certo punto, però c’è stato un periodo della mia vita, diciamo tra i 10 e i 13 anni in cui, ovunque dovessi andare, ci andavo correndo. Ingenuamente consideravo il tempo di spostamento tra un posto e l’altro estremamente noioso e una gran perdita di tempo, quindi, per riuscire a veder finire i cartoni animati prima di andare a catechismo,
avevo una sola soluzione: andarci di corsa.
Poi si cresce un po’ e si inizia a notare che la gente intorno a te se corri e non sei vestito da corsa pensa che tu sia pazzo. O in fuga. O entrambi. Insomma, smisi di usare la corsa come mezzo di trasporto e la feci diventare il mio sport. Da allora sono passati tanti anni e continuo a pensare che gli spostamenti siano una gran perdita di tempo in sé, quindi cerco sempre di riempirli con qualcosa da fare e, quando posso, questa cosa è l’utilizzo delle gambe.
Il primo grande passo verso una vita sana credo sia realizzare che viviamo con la macchina attaccata al didietro, che perdiamo ore a cercare un parcheggio vicino alla nostra meta e che poi andiamo in palestra a fare zumba. In quel momento preciso in cui vedi il paradosso, il primo grande passo è fatto, congratulazioni. Il secondo passo è fare quello sforzo in più, imparare di nuovo a camminare. Se vivete in una città in pianura potreste anche rispolverare una bici. Lo so che sembra aria fritta e rifritta, ma in fin dei conti continuiamo a preferire la zumba. Perché?
Ognuno credo debba trovare la sua motivazione e lo scopo di questo post non è quello di motivare nessuno al cambiamento. I miei post saranno per chi quella motivazione l’ha già trovata, ma non sa da che parte iniziare. Si inizia da qui. Il mio posto di lavoro è a circa 2 km e mezzo da casa, potrei prendere un bus (ho anche una fermata in cui posso prendere la navetta gratuita). Invece ho scelto di svegliarmi un po’ prima e andare a piedi – un paio di ballerine in borsa ci stanno e posso mettermi le scarpe da ginnastica per arrivare fino a lì. Torno a piedi anche alla sera. E fanno 5 km a piedi al giorno, un’oretta all’aria aperta, a volte mi becco un po’ di pioggia, qualche volta il vento, qualche volta il sole. A volte ascolto della musica oppure la pioggia, altre volte mi guardo intorno. Ho imparato a leggere mentre cammino – ammetto non sia il massimo, ma se c’è proprio quel libro che vuoi sapere come va a finire…! Alcune volte, invece, medito. Mentre cammino, sì. Ma di questo parlerò in un altro post.

Io non ho ricette da postare, ma qualche consiglio sì. Ed ecco il primo: camminate, riprendetevi le vostre gambe, portate a spasso il cane, parcheggiate la macchina 10 metri più lontano del solito, fate le scale, andate al lavoro in bicicletta se potete o, se siete fortunati, anche a piedi. Se la cosa vi annoia, ascoltate della musica, leggete un libro (occhio ai semafori!), contate il numero di persone con le scarpe da ginnastica o col cappello. Guardate i balconi delle case, gli alberi del viale, le persone che incrociate (inizio a dirvi che saranno sempre le stesse, ma io mi diverto a vedere dove le incrocio e quando non le incrocio un po’ mi preoccupo). Munitevi di scarpe comode e infilate le altre scarpe nella borsa o nello zaino (oppure, se il vostro lavoro lo consente, tenetevi le scarpe comode tutto il giorno).
Non siamo animali da scrivania, il nostro sistema è stato concepito per il movimento. È un nostro dovere nei confronti del nostro corpo e un diritto del nostro corpo quello di muoversi. Non dimentichiamoci mai che, in fondo in fondo, siamo un po’ delle scimmie.

Alla prossima,

Giunchiglia

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