lunedì 25 agosto 2014

La meditazione...in una tazza di tè


Non vi spiego perché si medita e non vi spiego cos’è la meditazione, per due ragioni. La prima è che potete tranquillamente documentarvi su Internet e di sicuro troverete spiegazioni più precise e dettagliate di quella che potrei darvi io. La seconda è che se siete qui avete già intuito perché si medita. Quello che vi posso raccontare, invece, è la mia esperienza, che sto costruendo passo a passo ed ogni giorno è più interessante del precedente.
Vi siete mai trovati sotto la doccia con gli occhiali da vista? Avete mai cercato per due ore le chiavi di casa per poi rendervi conto che le avevate in mano? Vi siete mai ritrovati sulla strada per andare al lavoro in un giorno di vacanza? Questo succede per una semplice ragione: il nostro magnifico cervello ci fornisce la possibilità di apprendere talmente bene certe azioni da riuscire a farle senza davvero prestare molta attenzione. Ed è stupendo per l’80% delle volte: possiamo stirare guardando la tv, ascoltare cosa hanno fatto i nostri figli a scuola cucinando la cena, leggere un libro camminando. Insomma, funziona. Succede perché siamo organismi che, dal punto di vista evolutivo, hanno avuto estremo successo, sappiamo economizzare le nostre risorse in modo estremamente efficace. Tutti questi percorsi “assodati” creano come dei sentierini nel nostro cervello, in modo che quando devo compiere una certa azione posso, senza troppa fatica, rifarmi a quella strada consolidata. Purtroppo, però, a volte, questo super sistema infallibile fa emergere i suoi lati negativi. Vi faccio un esempio molto comune. Siete in ufficio e vi state concentrando perché avete una scadenza. Il vostro collega decide che è invece il momento di parlare al telefono del suo sabato sera, fa cadere una pila di fogli, ride con un altro collega. È una situazione che vi irrita, perché sapete che il tempo stringe. Cosa succede nel vostro cervello? “Ma non può starsene zitto? Non riesco a concentrarmi! Avrei bisogno di silenzio. Proprio oggi deve fare tutto questo caos? Non riesco a pensare”. Vi perdete molto facilmente in una spirale di pensieri che, detto francamente, a tutto servono fuorché permettervi di finire il vostro lavoro. In più vi sentite arrabbiati, probabilmente avete la fronte corrucciata e lo stomaco inizia a contrarsi. Dopo due ore vi sentite esausti e volete solo dormire e magari non sapete nemmeno perché. Questa è una risposta automatica: il nervoso genera altro nervoso che genera altro nervoso e così via. Potrei farmi mille altri esempi, che vanno dalla depressione alla rabbia. Il fatto è che si generano catene di pensieri che vi conducono sempre più verso il fondo. MA! Ma cosa succede se io quella catena la spezzo prima? Si interrompe il flusso e siamo in salvo. Molto spesso la parte più difficile è capire QUANDO quella catena inizia. Come si fa? Si diventa consapevoli, cioè per un attimo si cerca di resistere all’impulso irrefrenabile (e, evoluzionisticamente parlando, estremamente utile) di inserire il pilota automatico. Ci si ferma: cosa sto provando ORA? Cosa mi dice il mio corpo? Dove sento il nervoso, la rabbia, la tristezza, il panico? Posso fare qualcosa per quel sintomo fisico? Certo! 
La mindfulness (e la sua “mamma”, la meditazione Vipassana) si basa proprio su questa capacità di diventare consapevoli del qui ed ora, di come mi sento adesso, in ogni piccolissimo attimo. Il primo esercizio che vi propongo è davvero semplice, ma vi aiuterà a capire cosa significa davvero essere consapevoli di se stessi come organismo vivente nel tempo presente. Fatevi un tè. Semplice? Proprio per nulla. Versate l’acqua nel pentolino (o nel bollitore) e guardatela, osservate come piano piano inizia a bollire. Non fate altro, guardate l’acqua. Sentite il rumore dell’acqua che inizia a bollire, potete anche sentire l’odore che cambia leggermente man mano che si scalda. Se tenete una mano sospesa sopra alla pentola, potrete anche sentire come cambia la temperatura ogni attimo che passa. Quando bolle, prendete il vostro tè, prestate attenzione alla confezione, alla sua consistenza, al suo odore. Se altri pensieri vi passano per la testa (il giorno in cui avete acquistato quel tè, la vicina di casa che ve l’ha consigliato…), siate consapevoli e tornate al vostro presente, alla vostra confezione di tè. Non è un errore, non c’è nulla di sbagliato: la mente vaga, è così che funziona! Voi riportatela indietro. Ogni volta che vi scoprirete “persi” nella spirale di pensieri, avrete il vostro tè (per adesso, poi approfondiremo) per tornare nel presente. Ogni volta che tornerete avrete conquistato qualcosa: sarete consapevoli del momento in cui non eravate presenti. Ma torniamo al nostro tè, per l’appunto. Aprite la scatola e, a quel punto, ascoltate il vostro tè, usando TUTTI i sensi: il suo odore, è in bustina o sciolto? Che rumore fa il cucchiaino mentre lo prendete? Che rumore fanno le bustine che sfregano? Ogni granellino ha un colore un po’ diverso, se guardate bene, una forma diversa, fa un suono diverso. Potete anche metterne un pezzetto in bocca e sentire com’è. Poi prenderete la vostra tazza e la osserverete, nel dettaglio, con cura, come se doveste disegnarla un attimo dopo. Quindi procedete con la preparazione, sempre prestando attenzione ad ogni dettaglio. E, infine, godetevi il vostro tè, assaporando ogni sorso e cercando di sentirlo davvero, capire se brucia, dove brucia, in che parte della lingua? Tutta, solo un pezzetto? Il vapore cosa fa? Vi conforta o vi dà fastidio? Come sono le vostre mani mentre tengono la tazza? E la vostra pancia? La gola? Che rumore fa il tè?
Ecco, vi lascio con questo piccolo esercizio. Potreste annotarvi cosa notate e potreste scoprire qualcosa di voi a cui non avevate mai pensato (ad esempio, a me conforta molto quando mi si appannano gli occhiali mentre bevo il tè <3 ), sensazioni che magari non avevate mai davvero “registrato”. Provate a farlo una volta al giorno tutti i giorni, se riuscite. Ricordatevi che la parola chiave è “consapevolezza” del qui e ora. 
Spero il primo post sulla meditazione sia stato di vostro gradimento. Passo a passo arriveremo a nuovi orizzonti e sono sicura che riuscirete a stupire voi stessi nel riconoscere quanti nuovi dettagli di voi potrete incontrare.
Buona settimana a tutti, alla prossima!
Giunchiglia

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