domenica 6 dicembre 2015

BARRETTE MUESLI



Buongiorno a tutti!
Il blog stava languendo ormai da troppo tempo, soprattutto sul versante ricette quindi devo fare un grande mea culpa, direi che è proprio giunta l'ora di recuperare. Devo dire che sono stata contagiata dall'entusiasmo dimostratomi delle mie splendide signore del corso di cucina che sto facendo in queste settimane. Hanno apprezzato moltissimo le ricette della prima e della seconda serata, dando così nuova linfa alla mia vena creativa. Perciò ecco qua delle barrette per la colazione o la merenda a scuola o al lavoro buone in tutti i sensi. Il palato sicuramente sarà felice per via della dolcezza dell'uvetta e delle banane mature e dal punto di vista nutrizionale non fanno una piega: niente zuccheri raffinati (solo quelli naturalmente presenti nella futta), noci, avena, cocco banane e uvetta che ci fanno tutti moooolto bene :-)
Ho trovato la ricetta originale da qualche parte su pinterest (che vi consiglio, regala un sacco di spunti qualunque sia il vostro campo di interesse) per poi modificarla un pò in base ai miei gusti.
È a prova di mamma che stira con una mano e fa la marmellata con l'altra! Vi basterà mettere tutti gli ingredienti nel mixer così come sono, dare una bella frullata e via in forno. Cosa volete di più?!
Ma veniamo alla ricetta... E mi raccomando se la provate lasciatemi i vostri commenti.

INGREDIENTI

2 cup di fiocchi d'avena
1/4 di cup di noci
1/2 cup di cocco in scaglie
1/2 cup di uvetta o mirtilli rossi secchi, albicocche secche...
2 banane molto mature

Nota: 1 cup= bicchiere tipo nutella che contiene 245-250 gr di acqua. La precisione millimetrica qui non è una dote indispensabile. Nemmeno le banane saranno sempre perfettamente identiche quindi non succede nulla se anche le dosi oscillano un pò.

Ora vi spiego la complicatissima ricetta:
Radunate tutti gli ingredienti nel mixer e azionate fino ad ottenere un composto cremoso. Spalmatelo in una tortiera da 20x20  (va bene anche una tortiera tonda del diametro di 18 cm) e infornare per 30-40 minuti a 180 gradi finché sarà bello dorato. Ora estraetelo dalla teglia, tagliatelo a barrette e posizionate le a raffreddare su una gratella, ecco il gioco è fatto!

mercoledì 15 luglio 2015

CESTINI RIPIENI DI CREMA E MARMELLATA... E RAVIOLI DOLCI !



Buongiorno a tutti!
E' passato ormai un mese dall'ultima ricetta. 
Nel frattempo però Giunchiglia vi ha tenuto compagnia con il suo esperimento: no shampoo per un mese! Ovviamente pur non usando lo shampoo non ha corso il rischio di essere rincorsa dai gatti per strada, ha usato un metodo alternativo! Se non l'aveste letto potete trovare tutte le sue impressioni, i pro e i contro nei post precedenti. Io al momento non ho una folta chioma (ben 6 mm di capelli, una comodità spaziale che non abbandonerò tanto facilmente) ma se voi siete dotate di lunghi capelli potrete trovare spunti interessanti.

Ma torniamo alle questioni di stomaco... oggi vi propongo una ricetta ispirata dal tiramisù al cucchiaio di Francesca Bresciani. Sono certa che la conosciate meglio come Cesca qb per via del suo bellissimo blog. Ebbene da quel blog ora è nato addirittura un libro! Veganonostrano lo consiglia vivamente a tutte e tutti: vegani, vegetariani, onnivori o marziani che siate!
Ho apprezzato così tanto il suo ricettario per il suo essere veramente nostrano. Troppe volte mi è capitato di comprare un libro di cucina vegan per scoprire che non avrei saputo dove trovare la metà degli ingredienti e che le preparazioni non erano per nulla da tutti i giorni, troppo complicate e fin troppo esotiche. Veganonostrano scrive per metà dall'australia e per metà dalla ridente Valle Brembana, ma il suo cuore culinario è certamente montanaro, quindi come non avremmo potuto apprezzare un libro pieno di cereali e farine semplici, frutta, verdura e legumi! I dolci sono sani e semplici e il massimo dell'eccentrico sono tofu e seitan che fanno capolino di tanto in tanto. Un vegano nostrano non potrebbe chiedere di meglio!
ok... vi ho convinte a comprarlo? lo potete richiedere alla vostra libreria di fiducia oppure lo trovate tranquillamente in internet ad esempio qui

Veniamo ora al tanto atteso momento della ricetta. Come accennato la crema pasticcera proviene dalla ricetta del suo tiramisù con qualche mia piccola modifica, mentre la pasta che ho usato per fare i bicchierini dal libro “dolce per natura”. E' un impasto semplice e molto light che rende i cestini belli croccanti e friabili, ma se vorrete ottenere un effetto più strong per fare dei pasticcini per le occasioni speciali potrete usare una frolla classica (nei blog troverete milioni di ricette, una delle migliori secondo me la potrete trovare sul blog di violamirtillo che con i dolci ci sa decisamente fare).

Dimenticavo! Con l'avanzo della pasta faremo dei buonissimi strudelini dolci ripieni di mele :-)


INGREDIENTI

Per la frolla

  • 350 gr di farina semintegrale o tipo 2
  • 20 gr olio evo
  • 175 gr succo di mela o latte vegetale dolcificato
  • 3 gr sale marino fino integrale
    60 gr di semi di lino ridotti in farina (facoltativo ma utile perchè li rende ancora più croccanti)
  • scorza di limone (facoltativa)

Per la crema pasticcera

  • 380 gr di latte vegetale più il necessario per stemperare la crema mentre raffredda (io soia alla vaniglia, oppure mandorle, avena, riso....)
  • 40 gr maizena
  • malto o sciroppo d'agave qb per dolcificare
  • Marmellata (oppure crema di nocciole o quello che più vi piace!)
  • frutti di bosco o altra frutta a cubetti per la decorazione

Per i ravioli dolci

  • 2 mele gialle
  • un pizzico di sale

Procedimento

Per prima cosa preparate la pasta riunendo in una ciotola tutti gli ingredienti ed impastando fino ad ottenere una bella palla morbida e liscia che farete riposare in frigorifero avvolta nella pellicola per 30 minuti circa.
Nel frattempo preparate la crema: sciogliete la maizena in un pentolino con poco latte fino ad aver eliminato tutti i grumi (con la frusta non avrete problemi), aggiungete il resto del latte e portate a bollore a fuoco medio-basso continuando a mescolare; appena raggiungerà il bollore addenserà in pochissimo tempo. Ora lasciatela raffreddare, rimestandola di tanto in tanto con la frusta. Man mano che raffredda infatti sarà necessario aggiungere un pochino di latte per mantenere una bella consistenza morbida e vellutata (tende a diventare piuttosto solida). Dolcificate quanto basta con malto o sciroppo d'agave.
Passata la mezz'ora accendete il forno a 180 gradi e stendete la pasta dello spessore di pochi millimetri. Con un coppapasta o un bicchiere abbastanza grande formate dei dischi con cui andrete a foderare degli stampini da muffin.
Infornate per 15-20 minuti poi lasciate freddare su una gratella.
Quando i vostri favolosi cestini saranno ben freddi potrete farcire con un cucchiaino circa di marmellata sul fondo e poi una generosa quantità di crema pasticcera fino a riempirlo tutto, ed infine decorate con la frutta che più vi piace. Ora sono pronti da servire, oppure riponeteli in frigorifero.

Vi sarete accorti di aver avanzato sia la pasta che un po' di crema. Ebbene ora faremo dei buonissimi ravioli dolci adatti alla colazione!
Basterà stendere di nuovo la pasta, tagliarla a quadratoni e fare dei piccoli strudel (se siete più pazienti e artistiche potrete formare dei dischi per avere così i ravioli, ma se volete velocizzare le cose gli strudelini andranno benissimo) farciti con le mele tagliate a dadini e un pochino di crema pasticcera. Bagnate i lembi, chiudete bene e via in forno a 180 gradi per circa 30 minuti o finché non inizieranno a colorire leggermente.

Cosa ne dite? Noi li adoriamo, sono buoni, semplici e la bilancia non griderà vendetta :-)

Alla prossima, buona vita e buona cucina

Primula



lunedì 13 luglio 2015

Quinta settimana...esperimento riuscito!

Siamo arrivati ufficialmente all’ultima settimana del mio personalissimo esperimento e sono pronta a offrire la mia opinione su questa esperienza. Lasciando da parte gli aspetti pratici (di cui ho parlato la scorsa settimana), oggi mi concentrerò sugli aspetti legati alle mie percezioni rispetto alla salute del cuoio capelluto e del capello in sé. Vorrei anche premettere che non sono una dermatologa, né una parrucchiera e che queste sono le MIE impressioni sui MIEI capelli, ma, come sappiamo, ognuno è diverso.
Parto da una massa di capelli lisci, castani, non trattati in nessun modo (i.e. non tinti, non permanentati, non lisciati etc.). Ho sempre usato shampoo da supermercato, non prestando molta attenzione alla marca, sinceramente, e restando su una fascia di prezzo media. Inoltre, ho quasi sempre usato il balsamo. L’acqua del rubinetto di dove vivo è molto dura e con molto cloro aggiunto.
Non ho mai avuto problematiche particolari, come forfora o capelli molto grassi, ma spesso avevo il cuoio capelluto dolorante (anche se non visibilmente irritato o arrossato). Fine della storia dei miei capelli.

Detto questo, ci è voluta una settimana buona per togliere gli strati di non so cosa (suppongo siliconi?) presenti sui miei capelli: i capelli continuavano a profumare di balsamo e a essere lucidi, poi, d’un tratto, il profumo è sparito e i capelli sono diventati un po’ opachi. Verso la seconda e terza settimana, nonostante fossero puliti, risultavano unticci sulla parte superiore della testa, ma, tra la terza e la quarta settimana l’unticcio è completamente sparito. I capelli sono leggeri, anche quando si avvicina il giorno del lavaggio, ma soprattutto non ho mai avuto la cute dolorante. MAI in 5 settimane.
Le doppie punte mi sembrano addirittura diminuite, sicuramente non aumentate, i capelli sono lucidi e dall’aspetto sano. Insomma, io non ho trovato alcuno svantaggio nel passaggio da shampoo a metodo senza shampoo, detto in tutta sincerità. Il mio fotografo di fiducia (e annusatore di fiducia in queste 5 settimane – a proposito, si dichiara soddisfatto del profumo dei miei capelli) si è divertito a giocare con la chioma senza shampoo, notando una certa somiglianza col cugino It della famiglia Addams…voi cosa dite?



Spero che la mia esperienza sia stata utile, io non credo che tornerò indietro: sono molto soddisfatta del risultato e ammetto che all’inizio ero molto scettica. Se avete curiosità o dubbi, scrivetemi qui sotto!

Buona settimana a tutt*,


Giunchiglia

domenica 5 luglio 2015

Quarta settimana e prime considerazioni

Con l’approssimarsi della fine dell’esperimento, mi sento di poter trarre alcune conclusion interessanti. Innanzitutto queste sono le immagini dei miei capelli da due angolature diverse (ho avuto un aiutante per scattare le foto! Ah, i miei capelli sono 'magicamente' mossi, ma solo perchè li avevo legati in attesa del mio fotografo personale...ora sono di nuovo lisci!).

Come potete vedere, i capelli sono puliti, lucidi e non rovinati. Aspetto la prossima settimana per le conclusioni specifiche sull’aspetto dei capelli, mentre vorrei scrivere in questo post alcune cose ‘pratiche’ che ho notato in queste settimane.


1. PRATICITÁ. Non sempre è una scelta pratica, anzi, direi che non lo è. A volte uno si fa la doccia di fretta, magari al mattino ancora mezzo addormentato e mettersi anche a fare il ‘piccolo chimico’ non è l’ideale. Inoltre, se si frequentano palestre o piscine potrebbe non essere praticissimo girare con le bottigliette di acqua e bicarbonato e acqua e acido citrico. Detto questo non è che la preparazione delle due soluzioni porti via chissà quanto tempo, ma io non ho figli, mi faccio la doccia in tutta tranquillità, faccio palestra in casa oppure vado a correre, quindi non ho problemi di tempo o di trasporto.
2. PIACEVOLEZZA. La schiuma – sì, lo so che è una considerazione apparentemente un po’ frivola, ma il fatto di non sentire la schiuma sui capelli potrebbe dare l’impressione di non lavarli davvero, oppure di dimenticarsi alcuni punti sulla testa. Premesso che a me non è capitato e che non sono particolarmente affezionata alla schiuma, potrebbe comunque essere un elemento da considerare.
3. COMFORT. Anche facendo attenzione a rovesciare le soluzioni sulla testa, è inevitabile che un po’ vada anche sulla faccia. Ora, non so voi, ma se riesco a sopportare il bicarbonato, l’acido citrico in faccia non mi piace nemmeno un po’: brucia se si ha la pelle un po’ secca e, se entra negli occhi, inutile dirlo, fa male. Ho provato un po’ di tutto, ma se si lavano i capelli sotto la doccia, le due soluzioni vanno un po’ dappertutto, soprattutto se si hanno i capelli lunghi. Certo si può fare attenzione, ma magari qualcuno preferisce una doccia un po’ più ‘rilassata’. A me non pesa più di tanto, diciamo che il gioco vale la candela, tutto sommato.
4. COSTO. Il costo – dunque, ho dovuto fare un po’ di indagini, comunque, poniamo di usare uno shampoo e un balsamo da 2.50 euro l’uno e di consumare, al mese, 1 flacone di shampoo e 1 di balsamo (spesa mensile = 5 euro) (N.B. io ne consumavo di più, ma facciamo l’esempio di una persona che usa poco poco prodotto di una fascia di prezzo media). Usando bicarbonato e acido citrico, la spesa totale non raggiunge l’euro al mese: 500 gr di bicarbonato = 1.80 euro (fascia di prezzo alta), 3 kg di acido citrico bio = 20 euro (fascia di prezzo alta). Usiamo per ogni lavaggio 10 grammi di acido citrico e 15 grammi circa di bicarbonato = 0.21 euro, moltiplicato per 2 lavaggi alla settimana, per quattro settimane, sono 0.97 euro al mese, contro i 5 euro del lavaggio solito con shampoo e balsamo.
In sostanza, in linea generale (e senza contare l’effetto sui capelli, di cui parlerò nel prossimo post), posso dire che è senz’altro una scelta economica, ma ci sono fattori pratici e aspetti legati alle proprie abitudini che possono cozzare un po’ tra di loro. Se non vi importa la sensazione della schiumetta fra le dita, se non avete problemi di tempi e spazi e non vi spaventa una doccia un po’ 'movimentata', allora il lato economico vi farà senz’altro gola!

Alla prossima settimana per gli aspetti estetici e di salute dei capelli!

Giunchiglia

lunedì 29 giugno 2015

3^ settimana...e i complimenti al ristorante!

Eccomi, un po' in ritardo. Il resoconto e le foto riguardano comunque sabato, come di consueto.
Ecco le immagini:


Dunque, queste sono state scattate subito dopo aver finito di asciugare i capelli. Devo dire che questo effetto un po' unticcio (visibile soprattutto nella foto a sinistra) se n'è poi andato - probabilmente i capelli erano ancora un po' umidi anche se mi sembrava di no. Comunque, come vedete invece dalla foto a destra, sono molto lucidi e per nulla rovinati, anzi...come dice il titolo domenica sera (e domenica mattina sono andata a correre) siamo andati a cena con una coppia di amici e lei mi ha chiesto come facevo ad avere dei capelli così morbidi e lucidi. Grandi soddisfazioni!
Oggi è martedì e sono come al solito da lavare...ammetto che non ho riscontrato grandi differenza in termini di 'durata', ma c'è anche da dire che faccio attività fisica tutti i giorni o quasi. Comunque, cerco di reggere fino a mercoledì e vediamo se riesco ad allungare i tempi abituando il cuoio capelluto a meno lavaggi!
Per oggi è tutto! Alla prossima settimana!
Giunchiglia

sabato 20 giugno 2015

Niente shampoo: giorno 8 – 2^ settimana, 3° lavaggio

Prefazione.

Aggiornamento giorno 3 (lunedì): Maria (di un gruppo su Facebook su cui ho postato il post precedente) mi ha spiegato delle cose interessanti. In particolare, mi ha detto che i capelli hanno bisogno di un ambiente acido, mentre il bicarbonato è basico e, quindi, i capelli potrebbero perdere lucentezza e seccarsi. Mi ha quindi suggerito di diluire dell’acido citrico in acqua (soluzione al 5%) come balsamo. Altri preziosi suggerimenti sono stati:
-          Si può usare al posto dello shampoo anche del detergente intimo diluito in acqua, l’aceto (ma è sconsigliato a chi è allergico ai metalli pesanti) oppure erbe lavanti come lo shikakai (ma Maria dice di non essersi trovata bene).
-          I capelli non andrebbero lavato più di una volta alla settimana e, sempre secondo Maria, il capello sovente unto è da imputare al circolo vizioso dei lavaggi frequenti e/o alla scelta di detergenti troppo aggressivi. Questo è un po’ quello che dicevo anche nel post precedente.
I capelli sono ancora abbastanza belli, la frangia un po’ schifida, ma ieri sono andata in bici e ho tenuto il caschetto per tutto il tempo, quindi…capiamola, povera frangia. Oggi ho risolto con una fascia e via. Domani sera ho in previsione il secondo lavaggio a cui, questa volta abbinerò l’acido citrico, come consigliato da Maria. 

Sabato 20 giugno.
Chiedo scusa per il ritardo, ma sono andata a correre, quindi ho tardato di qualche ora la doccia e il lavaggio capelli del sabato. Dunque, martedì e oggi ho lavato i capelli con una soluzione di bicarbonato a acqua tiepida (2 cucchiai di bicarbonato per 500 ml di acqua, senza tea tree oil) e li ho poi sciacquati con l’acido citrico in una soluzione al 5% (10 gr di acido citrico per 200 gr di acqua). La prima volta il risciacquo è stato traumatico perché mi è andato l’acido citrico in faccia e non è stato proprio piacevolissimo, ma poi tutto ok. I capelli erano esattamente come dopo il lavaggio di sabato scorso. Oggi, invece, è successa una cosa interessante. I capelli risultano in linea con quanto descritto dalle blogger di cui ho letto, come se avessi fatto un salto indietro. Ecco le immagini.



Come potete vedere, rispetto alla settimana scorsa i capelli sembrano molto meno ‘sgrassati’ e più ‘ribelli’. Al tatto sono morbidi e li sento molto leggeri e devo dire che me li sento puliti, ma risultano un po’ unticci alla vista. Mi sono data questa spiegazione. Sabato scorso, dopo il lavaggio, i miei capelli avevano ancora il profumo del balsamo che ero solita usare, quindi sospetto che fossero ancora belli avvolti nella patina di siliconi, che, dopo due lavaggi ‘naturali’ si sta evidentemente dissolvendo. Infatti i capelli non profumano più – oddio, non puzzano nemmeno, solo non sanno di niente. Sono abbastanza certa, quindi, che il tutto stia facendo il suo corso. Non ho notato che si siano sporcati meno durante la settimana, ma li ho comunque dovuti lavare come al solito il martedì e il venerdì ho comunque dovuto usare un po’ di shampoo secco della Lush per essere presentabile al lavoro. La cosa importante, comunque, è che non mi sembrano per nulla rovinati, anzi. Questa settimana, nonostante li abbia tenuti spesso legati, non ho mai avuto la cute dolorante e li ho comunque sentiti meno pesanti, ma chiaramente non ho indici ‘scientifici’ per valutare se questo sia solo un bell’effettone placebo o meno.

Questo è tutto per questa settimana. Restate conness* per gli aggiornamenti!

Buona domenica,


Giunchiglia

venerdì 12 giugno 2015

Shampoo no grazie? Ci metto la testa, giorno 1!

Il titolo vi ha incuriosit*? Bene, era esattamente il mio intento.
Oggi ho deciso di iniziare un esperimento che altre blogger in giro per il mondo hanno già proposto e riproposto e pare stia diventando una sorta di moda tra molti personaggi famosi. Si tratta, semplicemente, di smettere di utilizzare lo shampoo per lavare i capelli. Io sono sempre stata scettica e, a dire il vero, provai circa un anno fa ad usare la farina di ceci, come mi era stato consigliato da un'amica. Devo dire la verità, anche se cerco di acquistare prodotti bio, etici etc, non sempre riesco un po' per la difficoltà nel trovarli al supermercato, la fretta con cui si fa la spesa e anche, diciamocelo, il prezzo. Sono tuttavia consapevole delle schifezzine che mettono negli shampoo commerciali. Insomma, questo nuovo trend mi ha spinta a fare un secondo tentativo (il primo era finito miseramente dovuto al fatto che dovevo comunque usare molta farina di ceci per lavare bene i capelli e, quindi, con i costi eravamo punto e a capo!). Insomma, la teoria è questa: il nostro cuoio capelluto produce del sebo che dovrebbe tecnicamente di per sè tenere idratata sia la cute che il capello. Quello che si fa con lo shampoo è 'sgrassare' in modo innaturale la cute che poi, chiaramente, necessita di essere reidratata. Sorrido quando mi dicono che le nostre nonne si lavavano i capelli al massimo una volta alla settimana e avevano chiome fluenti: dubito che mia nonna facesse sport tutti i giorni o vivesse in ambienti inquinati come oggi. Comunque è anche vero che mia nonna continuava a lavarsi i capelli una volta alla settimana e li aveva perfetti, anche vivendo nel 'mio' mondo inquinato. Insomma, da buona donna di scienza mi sono detta: 'facciamo un esperimento serio e vediamo cosa succede'. Mi sono documentata su siti e blog su metodi e procedimenti e oggi ho fatto il mio primo non-shampoo. Premetto che cerco di lavare i capelli non più di 2 volte alla settimana, al massimo 3 se proprio devo ed ho notato (come molte altre persone prima di me) che meno li lavo e meno si ingrassano. Se proprio vedo che sono bruttini uso un po' di shampoo secco della Lush: è in polvere e ne basta pochissimo per asciugare un po' di sebo in eccesso. Quindi, benvenuti alle mie 5 settimane senza shampoo!
Giorno 1.
Ho lavato l'ultima volta i capelli con lo shampoo mercoledì 10 e oggi è sabato 13 giugno. Ho diluito 2 cucchiai di bicarbonato in 500 ml di acqua tiepida e ho aggiunto 2 gocce di tea tree oil. Ho bagnato per bene i capelli e poi ho frizionato la cute con la mia soluzione. Dopo di che ho risciacquato abbondantemente con acqua tiepida. Poi ho asciugato col phon. Ecco i miei capelli ora:


Sono un po' stupita: ho letto di gente che per settimane e settimane ha avuto i capelli untissimi e impresentabili. Devo dire che in cima non sono proprio bellissimi, ma come potete vedere niente di tragico (tra l'altro è anche il famoso punto in cui la cute è pruriginosa e dolorante)! Mentre li sciacquavo erano immediatamente sgrassati (sentivo il classico 'squiik' di quando si sciacquano i piatti ihihi!) e ci ho messo pochissimo ad asciugarli. Molte blogger abbinano anche l'aceto come sostituto del balsamo, ma ho pensato che, se non tolgo il sebo che produce da sola la mia testolina, forse non ne ho bisogno. Ho comunque del burro di karitè super bio (un regalo!) in caso di emergenza!
Ecco, questo è tutto per oggi. Il mio esperimento continua e, se siete curios*, lasciatemi un commento qui sotto!
Buon weekend a tutt*, al prossimo aggiornamento,
Giunchiglia

lunedì 8 giugno 2015

CROSTATA DI FRUTTA CRUDISTA

Buongiorno a tutti !
Oggi vi propongo una ricetta di sicuro successo con un grande vantaggio: non avrete bisogno di accendere il forno! In questi giorni fa molto caldo quindi accendere il forno quando la temperatura in casa è di almeno 25 gradi non è un'idea particolarmente allettante. Per fortuna esistono le crostate crudiste! Non sono ovviamente ipocaloriche ma sono ricchissime di nutrienti importanti e grassi buoni, quindi via libera!
In questo periodo vedrete comparire sul blog molte ricette crude o senza glutine, merito delle mie amiche di sempre che, una volta scoperto di essere celiache, mi hanno insegnato che troppo glutine non fa bene a nessuno e della mia nuova amica Emanuela del blog "La rapa cruda" che ad ogni post mi fa scoprire nuovi ingredienti  e mondi sempre nuovi.
Ecco quindi la ricetta (l'originale viene dal libro "tutto crudo in cucina" con qualche mia modifica e variazione)

INGREDIENTI


PER LA BASE

1 cup di mandorle (cup=bicchiere che contiene circa 250 gr d'acqua)
6 datteri medjoul (o fichi ammorbiditi in acqua per qualche minuto)
Scorsa grattugiata di un limone (facoltativa)
Una paio di cucchiai d'acqua se necessario

(Per la base c'è anche una variante non completamente crudista ma che vi permette di utilizzare un pò meno mandorle: 4 datteri , 3 fichi reidratati, 1/2 cup di mandorle, 1 1/2  cup di miglio, quinoa o riso soffiato, un pò di scorza di limone e un paio di cucchiai d'acqua se necessario per far amalgamare bene il tutto)

PER LA CREMA

2 cup di anacardi ammollati in acqua calda almeno 1-2 ore
1/4 di cup di sciroppo d'agave, d'acero o malto 
160 gr di latte vegetale
40 gr di olio di cocco (se fa freddo va leggermente scaldato in un pentolino per farlo sciogliere. L'olio di cocco serve a rendere la crema più soda, potrete quindi tranquillamente ometterlo sapendo però che la crema risulterà semplicemente un pò meno compatta) 
1 cucchiaio di succo di limone (facoltativo)
1 spolverata di scorza di limone (facoltativa)

PER LA GUARNIZIONE

frutta fresca a volontà :-) più ne mettete più buona è la torta (fragole, ciliegie, kiwi, pesche....)

PREPARAZIONE



Frullare tutti gli ingredienti per la base ed utilizzare questo composto per creare la base della torta, appiattendolo con le mani sul fondo di una tortiera tonda da 20 cm di diametro circa  foderata con carta forno.  L'ideale e riuscire a sollevare un pò i bordi come si fa con la classica crostate, in modo che contenga bene la crema. Riponete in frigorifero. 
Nel frattempo preparate la crema frullando tutti gli ingredienti alla massima velocità fino ad ottenere un composto liscio e cremoso. Ora stendete questa favolosa crema sulla base ed i infine guarnite con tutta la frutta fresca che riuscirete a far stare sulla superficie della torta.
Ora in frigo per almeno 3 ore e poi.... godetevela!! 

A pesto 

Primula

lunedì 25 maggio 2015

MOUSSE AVOCADO E CACAO



Buongiorno a tutti!
Oggi condivido con voi la nostra merenda. Golosa quanto semplicissima!
La ricetta, se così si può chiamare, è talmente lunga che ho potuto scriverla direttamente sulla foto :-) le dosi dipendono dai vostri gusti quindi aggiungete malto e cacao un pò alla volta fino a raggiungere il vostro equilibrio perfetto. Per dolcificare potrete usare malto, sciroppo d'acero, zucchero di canna, datteri... 
Super sprint e squisita!

A presto, Primula 



sabato 23 maggio 2015

MUESLI FATTO IN CASA



Buongiorno!
Questa volta  vi propongo una ricetta fatta proprio oggi prendendo spunto da libri e internet. Ognuno può sbizzarrirsi con combinazioni di ingredienti sempre diverse e ciò lo rende decisamente molto divertente, in più ci regala una colazione super salutare! cosa chiedere di più? si può mangiare nel latte vegetale o nello yogurt, da solo o insieme alla frutta fresca che più ci piace. Mi chiedo solo... perché non l'ho mai fatto prima?
Ingredienti (per una grande quantità di muesli, formato famiglia numerosa!)
500 gr di fiocchi d'avena (oppure d'orzo)
40 gr di olio di cocco
30 gr di olio di semi di girasole (se non avete olio di cocco potete usare solo olio di semi)
1\2 bicchiere di malto (o miele se lo usate)
1\2 cucchiaino di vaniglia in polvere
1\4 di cucchaino di sale marino integrale
40 gr di riso soffiato
120 gr di farina di cocco o cocco in scaglie
70 gr di semi di sesamo
150 gr di nocciole o mandorle o un mix di entrambe (o la frutta secca che preferite!)
100 gr di frutta disidratata (io mirtilli rossi oppure albicocche secche etc)
60 gr di amaranto pop* (se non vi va di fare popcorn potete semplicemente aumentare la dose di fiocchi d'avena o di riso soffiato)
Per prima cosa accendete il forno a 150-160 gradi.
Nel frattempo riscaldate leggermente in padella gli oli,il malto e la vaniglia. Fate a pezzetti grossolani con il coltello la frutta secca, pesate i restanti ingredienti e mescolate in una ciotola (tenete da parte la frutta disidratata e l'amaranto pop). Ora inserite il tutto nella padella con gli oli e il malto, mescolate bene e disponete il tutto su un teglia ricoperta da carta forno (con questa dose otterrete una grande quantità di muesli quindi la cosa migliore sarà fare tre o quattro infornate in modo da avere ogni volta uno strato di muesli sottile da tostare). tostare il muesli per circa 10-15 minuti o finchè otterrete un bel colore ambrato, il riso soffiato saraà bello croccante e la casa si riempirà del profumo del vostro super muesli.
Una volta ben tostato lasciate raffreddare, aggiungete la frutta disidrata a pezzetti e l'amaranto pop. Conservate in barattoli ermetici in vetro.
Potete variare la ricetta come più vi piace!
* Se vi state chiedendo come ottenere questi mini popcorn ecco le istruzioni:
prendete 60 gr circa di amaranto, mettere sul fornello una pentola dal fondo spesso e dal bordo più alto possibile. Lasciate che la pentola si scaldi per bene e poi inserite un cucchiaino di amranto ed iniziate subito a roteare la padella tenendola leggermente sollevata dal fornelo. I minuscoli chicchi inizieranno subito a vibrare e a scoppiettare. Saranno pronti nel giro di pochi secondi. Andate avanti così fino alla fine dell'amaranto, finchè vi sembra sufficiente per il vostro muesli e finchè non vi sarete stancati di far scoppiare minipopcorn che, volenti o nolenti, finiranno un pò ovunque in cucina! ;-)

venerdì 17 aprile 2015

FOCACCIA CON OKARA
























Buongiorno a tutti!
Eccomi qui con la ricetta di una focaccia nata cercando di trovare modi alternativi per utilizzare lo scarto del latte di soia, mandorle o qualunque altro tipo di latte vi venga in mente di fare.
Io, di solito, lo utilizzo  per fare polpette e biscotti (scriverò presto le mie ricette preferite) ma ero alla ricerca di una terza possibilità. Ecco come è nata questa focaccia soffice e profumata, ottima in tutte le occasioni.
Vale la pensa spendere due parole sul famoso Okara ovvero lo scarto del latte di soia in particolare. Definirlo scarto non gli rende affatto giustizia, essendo estramemente ricco di nutrienti. Quello del latte di soia contiene ad esempio (per 100 gr - fonte Marco Bianchi):
  • proteine 3,5 gr
  • fibre 4,1 gr
  • calcio 100 mg 
  • ferro 1,3 mg
  • fosforo 60 mg
  • colesterolo 0 gr!  
Valori nutrizionali di tutto rispetto, perciò non buttiamolo via! Ricordiamoci però che va conservato in frigorifero e consumato velocemente, dal momento che tende ad irrancidire facilmente. Avere una bella scorta di polpette in freezer salva in molte occasioni! e quando la vostra scorta sarà sufficiente potrete mettere le mani in pasta e preparare questa focaccia.

Ingredienti

  • 300 gr farina semintegrale o tipo 2
  • 30 gr farina di semi di canapa (facoltativa, potetete sostituire con farina semintegrale)
  • 70 gr semola (facoltativa, idem come sopra)
  • 100 gr di okara
  • 20 gr olio evo
  • 2 cuchiaini rasi di lievito di birra secco
  • 200 gr circa di acqua tiepida (compresa quella usata per sciogliere il lievito)
  • 1 cucchiaino colmo di sale (meglio se aromatico)
  • 1\2 cucchiaino di zucchero di canna o malto
  • 1 manciata di semi di girasole e pepe (facoltativi)

Sciogliete lievito e zucchero in mezzo bicchiere d'acqua tiepida ed aspettare circa 10-15 minuti, finchè non si sarà formata una bella schiumetta in superficie. 
Riunite tutte le farine in una ciotola capiente, aggiungete il lievito sciolto in acqua,l'okara e l'olio. Iniziate ad amalgamare con una forchetta aggiungendo il resto dell'acqua quanto basta (non tutte le farine assorbono la stessa quantità d'acqa) ed iniziate ad impastare con le mani per qualche minuto; a questo punto aggiungete il sale e continuate ad impastare fino ad ottenere un panetto borbido e liscio che farete riposare in forno tiepido, nella ciotola leggermente unta d'olio, per circa 60-90 minuti.  
Una volta che l'impasto avrà raddoppiato il suo volume potrete delicatamente stenderlo in una teglia antiaderente o oliata. 
Cospargete con un'emulsione di acqua e olio (1-2 cucchiai d'olio e 1\3 di bicchiere d'acqua) e, se volete, semi di girasole (o altri semi a vostra scelta) e una spolverata di pepe.
Lasciate riposare in teglia 30 minuti circa, poi infornate in forno preriscaldato al massimo per 10 minuti, proseguendo poi per altri 20 minuti circa abbassando la temperatura a 190-200 gradi finchè la focaccia avrà un bel colore dorato e il fondo sarà altrettanro dorato e croccante.


N.B. Le quantità di lievito sono quelle canoniche ma ovviamente se avrete la possibilità di far    lievitare l'impasto per un numero maggiore di ore potrete diminuire la quantità, ottendo così una focaccia ancora più digeribile. 

 A presto!

Primula







giovedì 2 aprile 2015

PLUMCAKE SALATO DI PASQUETTA




Buongiorno a tutti!
Il giorno dei picnic per eccellenza si sta avvicinando perciò ho pensato di proporvi una ricetta perfetta per l'occasione: sfizioso e perfetto da portare in giro per prati, sentieri o, per i più fortunati, in riva al mare!
Bando alle ciance, vediamo alla ricetta.

Ingredienti

  •  250 gr farina semintegrale
  • 50 gr farina di ceci
  • 1 bustina di lievito istantaneo (cremor tartaro)
  • 20 gr farina di semi di canapa (facoltativa, potete sostituirla con la semintegrale)
  • 50 gr olio evo
  • 230 gr circa latte vegetale (mandorla, soia etc purchè non dolcificato)
  •  7-8 olive denocciolate
  • 1 piccola manciata di pomodori secchi
  • 50 gr peperone crudo (tagliato a piccoli cubetti)
  • 1/2 cucchiaino circa di sale integrale (dipende dal vostro palato, potete metterne più o meno)
  • 1 manciata di semi di girasole (facoltativi per la copertura)

Tagliate i pomodori secchi a piccoli pezzetti e metteteli in ammollo in acqua tiepida per un'oretta o anche meno (il tempo che si siano ammorbiditi e abbiano perso il sale in eccesso). Mescolate le farine insieme al lievito e al sale, tagliate a fettine le olive ed unitele alle farine insieme ai pomodori secchi ben strizzati ed al peperone a cubetti. Aggiungere l'olio e, mescolando con una forchetta, il latte vegatale quanto basta per ottenere un impasto morbido (la normale consistenza di un plumcake dolce). Mettete l'impasto in uno stampo da plumcake e cospargete con semi di girasole.
Infornate  in forno preriscaldato a 180 gradi per 45 minuti circa, facendo la prova dello stuzzicadenti (se esce asciutto il plumcake è pronto).


A presto, Primula

venerdì 27 marzo 2015

Fitness band VivoSmart: giunchiglie tecnologiche!

In generale non sono una persona fortemente tecnologica, non perché rifiuti la tecnologia tout court, ma più perché ho sempre un po’ il timore di poterne diventare ‘schiava’. Devo ammettere, però, che ci sono alcuni ritrovati che semplificano la vita e altri che la rendono anche più interessante. Mi spiego meglio. Da tempo contemplavo l’acquisto di un cronometro da polso per quando vado a correre, principalmente, ma comprare per compare, volevo qualcosa di più. Allora ho iniziato a documentarmi sui vari orologi e braccialetti pensati apposta per il fitness. Mentre io incrociavo i risultati delle mie ricerche su quale fosse la scelta perfetta, mi è stato regalato questo ‘fitness band’ della Garmin. Lo uso da più di un mese e ho deciso di scrivere la mia opinione a riguardo.

Come si presenta.  È un braccialetto di gomma leggero e flessibile, disponibile in diversi colori e due diverse taglie (small e large). Ha un display che si attiva toccando due volte la parte più spessa del braccialetto, ma se il display non è attivo, sembra un normalissimo braccialetto di gomma. 

Cosa fa.  Qui viene il bello. La versione ‘base’ (che è quella che ho io) ha 6 funzioni principali:
1. Orologio con data. E fin qui nulla di nuovo.
2. Cronometro e contachilometri. Quando decido di andare a correre, seleziono l’opzione e inizio a registrare la mia corsa. Posso vedere il cronometro e il contachilometri mentre corro e alla fine della corsa posso salvare i miei dati e poi scaricarli più tardi sul mio profilo.
3. Contapassi. Quando si crea il proprio profilo, si possono fornire delle informazioni sul proprio stile di vita (i.e. se si svolge un lavoro prevalentemente sedentario o meno, peso, altezza, sesso). In base a queste informazioni viene calcolato indicativamente un numero di passi consigliato al giorno. Quando si inizia la giornata, il braccialetto inizia a contare ogni passo e mi avvisa quando ho raggiunto il mio obiettivo vibrando e facendo apparire sul display un festante ‘goal!’. Quando si sta per molto tempo fermi, il braccialetto vibra e appare la scritta ‘muoviti’. In questo è simile al programma di cui avevo parlato in un altro post, ma non serve che siamo al computer in questo caso!
4. Contacalorie. Questa è una funzione che non uso, ma che potrebbe essere utile per chi è a dieta, ad esempio. Si può creare infatti un profilo su un’app chiamata My Fitness Pal in cui si possono inserire in modo dettagliato i pasti e le calorie assunte durante la giornata. Il braccialetto calcola in base ai dati inseriti il nostro fabbisogno calorico giornaliero e ci dice quante calorie abbiamo bruciato a fine giornata. Sinceramente sono un po’ scettica su questa funzione perché certe informazioni andrebbero gestite in modo cauto ed adeguato e si dovrebbero seguire dei consigli professionali, invece che delle app per cellulare, ma diciamo che come punto di riferimento e in associazione con i consigli di un nutrizionista, potrebbe essere uno strumento utile. 
5. Monitora il sonno. Quando si va a dormire, si può attivare la modalità ‘riposo’. In questo modo non solo il braccialetto non vibra per dirci di muoverci, ma registra i movimenti durante il sonno. Quando si scaricano i dati è possibile anche associare al proprio sonno la nostra percezione di esso (cioè, se ci siamo svegliati riposati o meno) e visualizzare la quantità di movimento durante la nottata. Al risveglio si disattiva la modalità ‘riposo’ e si ricomincia.
6. Bluetooth. Ecco, questo secondo me è molto utile, soprattutto per chi va a correre con lo smartphone e ascolta la musica. Infatti, grazie a una connessione Bluetooth è possibile far partire le canzoni, mettere in pausa, gestire il volume. Inoltre arrivano direttamente sul braccialetto le notifiche di chiamate, messaggi, email del cellulare. Non mi è mai capitato di usare la funzione notifiche perché uso il Bluetooth solo per correre e non mi è mai capitato di essere chiamata, però può essere utile!

Quanto costa. Sul sito dice 169 euro, non so se i rivenditori facciano un prezzo diverso. 
(So che non si deve andare a vedere il prezzo di un regalo e so anche che la persona che me l’ha regalato probabilmente leggerà questo post, quindi mi giustifico fin da subito dicendo che ho guardato il prezzo solo per onor di cronaca e che spero mi perdonerà la cafonata…ahahaha!)
La mia opinione generale. Devo dire che questo braccialetto mi sta dando un sacco di soddisfazioni e, tutto sommato, non ne sono schiava. Ho imparato a ignorarlo quando mi dice ‘muoviti’ perché magari non distingue un’ora di pilates dalla calma piatta o un pomeriggio passato a stirare e a fare le pulizie dalla nulla-facenza. All’inizio mi irritava, ma poi abbiamo fatto pace. Mi dà molta soddisfazione, invece, quando si complimenta per aver raggiunto il numero di passi giornalieri. Inoltre ho scoperto che corro molto più veloce di quanto ho sempre pensato, anche se sospetto che non sia precisissimo sotto il profilo del chilometraggio (del resto non ha un sistema satellitare come altri Garmin, ma suppongo si basi su un calcolo approssimativo della lunghezza di un mio passo date le mie caratteristiche fisiche). Probabilmente è un acquisto che avrei ponderato ancora per un po’, ma che alla fine avrei fatto. Altro lato positivo è che il funzionamento è abbastanza intuitivo e non ha bisogno di grande dimestichezza con la tecnologia. 


In conclusione, l’oggetto in questione, seppure non indispensabile, è pratico e carino. Aiuta a tenersi in forma e ricorda di muoverci di tanto in tanto. Si può indossare anche come semplice braccialetto, senza rinunciare al nostro orologio (io li indosso insieme…mi è stato fatto notare che è un po’ da squinternati andare in giro con due orologi, ma, primo, non è che mi importi molto di sembrare squinternata, secondo, se non attivo lo schermo chi lo sa che è un orologio?).

Spero questo post vi sia stato utile! Buona giornata,

Giunchiglia 

lunedì 23 marzo 2015

POLPETTE ARANCIONI (DI ZUCCA!)



Buongiorno a tutti!
Oggi una ricetta semplice per godersi le ultime zucche disponibili.
Ho rivisitato una ricetta tratta dal blog di Camiria di Uva V nel piatto; blog che vi consiglio di curiosare andando qui.
Io sono fan delle polpette! piacciono a tutti, si possono congelare, sono sempre pronte quando siamo di corsa e si possono fare con mille ingredienti diversi.
Spero vi piaccia questa versione. Ora mani in pasta e buon appetito a tutti!

Ingredienti

250 gr di zucca cotta al forno (oppure al vapore)
1 cucchiaio di maizena o fecola di patate
4 cucchiai di farina di ceci
1 cucchiaio di semi di sesamo
1-2 cucchiai di pan grattato più dell'altro per impanare
sale qb
spezie o erbe aromatiche a piacere



Pulite la zucca ed affettatela a fette sottili. Riscaldate il forno a 200 gradi e infornate la zucca (disponete le fette su carta forno con un pò di sale e un filo d'olio) per circa 30 minuti o finchè la zucca sarà morbida.
A questo punto potrete schiacciarla (se avete tempo fatela raffreddare) con lo schiacciapatate ed aggiungere il resto degli ingredienti, fino ad ottenere un impasto piuttosto morbido. Ora potrete riporlo in frigorifero a rassodare per un'oretta in modo da riuscire a lavorarlo con le mani per fare le polpette.
Impanate le polpette nel pan grattat e cuocetele in pentola oleata per pochi minuti per lato.

A presto, Primula




venerdì 13 marzo 2015

MOUSSE AL CIOCCOLATO FURBISSIMA

 
Buongiorno a tutti!
Rieccomi con una nuova ricettina super veloce nata dall'esigenza di conciliare un'irresistibile voglia di dolce da dopo cena con le mie sei settimane Fuhrman (se vi interessa scoprirre di cosa si tratta leggete qui!) In queste sei settimane non sarebbe tollerato nessun tipo di dolce, che contenga derivati animali o meno. Infatti in questo periodo sarebbe meglio evitare lo zucchero e le farine che di solito si usano per fare i dolci sono comunque limitate ad una piccola porzione al giorno... perciò che fare?!
Premettendo che di solito la frutta mangiata al mattino placa la mia voglia di dolce a volte qualcosa di cioccolatoso ci vuole! Perciò, per scongiurare l'eventualità di buttarmi su una tavoletta di cioccolato come se non ci fosse un domani, ho messo insieme pochi ingredienti e quello che ne è uscito è una mousse dolce, cremosa e per nulla peccaminosa!
Secondo la dieta fuhrman i legumi rientrano infatti negli alimenti con cui si può abbondare perciò in pochi minuti avrete un dolcetto che non andrà a depositarsi impietosamente sul giro vita!

Ingredienti

250 gr di fagioli cannellini lessati (fatti da voi o in lattina)
2 cucchiai di cacao amaro
2 datteri medjoul
1-2 cucchiai di malto (facoltativi)
1-2 cucchiai di latte vegetale (facoltativo)

Sciacquate i cannellini sotto l'acqua corrente servendovi di un colino, in questo modo eliminerete l'eventuale presenza di sale. Inseriteli nel mixer (o frullatore super potente meglio ancora!) insieme a due datteri denocciolati ed al malto. Per quanto riguarda il malto si tratta di un'aggiunta molto soggettiva, potrebbe bastarvi la dolcezza dei datteri o potreste decidere di aggiungere più malto di quello indicato, dipende dal vostro palato.
Non dovrete far altro che frullare fino ad ottenere una crema densa e vellutata, aggiungendo uno o due cucchiai di latte vegetale se fosse necessario.
Può essere mangiata sia subito che dopo una sosta in frigorifero (questo la renderà semplicemente un po' più soda). Si conserva almeno una giornata in frigorifero, ma non credo che vedrà mai l'alba del nuovo giorno!!
dimenticavo, potete guarnire a piacere con farina di cocco, granella di mandorle o nocciole....


A presto, Primula

domenica 8 marzo 2015

BROWNIES DI TALIA FUHRMAN



Rieccomi subito con una nuova ricetta! questa proprio non ve la potete perdere :-)
Vorrei condividere con voi una delle mie ultime scoperte in tema di alimentazione: il Dott. Fuhrman e il suo libro “Eat to live - Mangiare per vivere”. Trattasi di uno stile alimentare che ha aiutato molti americani sovrappeso o obesi a tornare al tanto agognato peso forma. Niente di trascendentale, un concetto tanto semplice quanto intelligente. In sostanza il tutto si basa su un regime alimentare basato sulla verdura e sulla frutta, con abbondanza di legumi e in parte minore frutta secca ed essiccata, oltre a cereali integrali e i semi oleosi. I derivati animali sono tollerati solo nel 10% delle calorie totali della giornata, se proprio non si riesce a farne a meno! Il 90% di ciò che mangiamo durante la giornata dovrà quindi essere composto da alimenti densamente nutrienti ma scarsamente calorici e grassi, molta verdura sia cruda che cotta e frutta a volontà. Io grazie a lui ho ad esempio scoperto che mangiare frutta al mattino (3-4 frutti) mi fa sentire sazia fino all'ora di pranzo ed in più appaga la mia voglia di dolce senza dovermi buttare su cioccolato e dolcetti vari.
E' una lettura che consiglio a tutti per riscoprire un modo di mangiare molto più semplice e naturale, anche alle amiche mamme che così potranno fare un grande regalo ai loro pargoli, il miglior investimento sul loro futuro! :-)
Questa ricetta vine direttamente dal blog di Tali Fuhrman http://taliafuhrman.com/

Ingredienti

430 gr di fagioli cannellini cotti o in scatola
1\3 di bicchiere di cacao amaro in polvere
1\2 bicchiere di farina d'avena
10 datteri medjoul snocciolati
2 cucchiaini di zucchero di canna (facoltativi)
1\2 bicchiere di noci ridotte in farina
1 cucchiaino di lievito per dolci
1\2 bicchiere di latte di mandorle o acqua
1\2 bicchiere abbondante di gocce di cioccolato fondente o cioccolato fondente ridotto in pezzi

N.B. Il bicchiere in questione è da considerarsi delle dimensioni del classico bicchiere della famigerata nutella (per chi fosse cosi virtuso da non averne uno simile in casa si regoli tenendo conto del fatto che quello che ho usato io contiene 245 gr di acqua)

Accendente il forno a 180 gradi. Nel frattempo sciogliete il cioccolato in un pentolino ed unitelo poi al resto degli ingredienti. In un mixer capiente inserite tutti gli ingredienti (il latte in ultimo) e frullate fino ad ottenere una consistenza cremosa e vellutata. Mezzo bicchiere di liquido circa basta per ottenere un impasto denso e corposo (se infilate un cucchiaino nell'impasto questo dovrà rimanere decisamente in piedi!).
Ora non resta altro da fare che versarlo in una teglia tonda o quadrata (io ho usato una teglia tonda in alluminio da 18 cm di diametro) ed infornarlo per circa 20-25 minuti, finché inizierà a gonfiarsi leggermente ed in superficie inizieranno a formarsi delle crepe.
Ora lasciate freddare e tagliate formando i tipici quadratini.
Da leccarsi i baffi !

p.s. Gli amici celiaci potranno sostituire la farina d'avena con altra farina, ad esempio di grano saraceno.

A presto, Primula

CREMA DEL RE LEONE

Crema del Re Leone - Veganonostrano.blogspot.it
Buongiorno a tutti!


Mi scuso per la mia assenza negli ultimi tempi. Uno dei motivi che mi hanno tenuta lontana dal blog è il corso di cucina, dedicato ai cereali, che sto facendo nella mia ridente valle, per un gruppo di quindici donne altrettanto ridenti! Per fortuna non sono sola in questa avventura, sono affiancata da un perfetto braccio destro che intrattiene le suddette donzelle con utilissime informazioni rispetto a quello che viene di volta in volta cucinato e dalla struttura messa a disposizione dalla cooperativa sociale della zona. Ebbene al momento se ne sono andate già due serate tra biscotti, torte di mele, cavolfiori gratinati, creme di quinoa e miglio, focacce... e la cosa meravigliosa è che la nostre care donne sono felicissime! Apprezzano e spazzolano senza pietà piatti e teglie! E non solo, ripropongono a casa le ricette imparate al corso, con grande soddisfazione da parte di mariti e figli... insomma, cosa chiedere di più?
Ecco qui una delle ricette che ho proposto al corso, uno dei miei comfort food nelle fredde sere invernali. Piacerà a grandi e piccini :-)
La ricetta viene direttamente dal libro "Cucinare con la quinoa" edizioni Sonda.



Ingredienti
  • 100 gr di quinoa
  • 100 gr di miglio
  • 300 gr di zucca mondata e tagliata a pezzetti
  • 1 cipolla
  • 1 cucchiaio di olio evo
  • una manciata di prezzemolo
  • brodo vegetale o acqua
  • sale qb (ideale il sale aromatico)


Fate imbiondire la cipolla tagliata a cubetti in pentola a pressione con un cucchiaio d'olio, poi unite la zucca tagliata a cubetti, una piccola presa di sale e lasciate rosolare per qualche minuto.
Nel frattempo lavate nel colino miglio e quinoa sotto il getto d'acqua corrente e metteteli in pentola insieme alla verdura. Coprite con acqua molto calda o brodo vegetale (4 bicchieri circa), chiudete la pentola a pressione e, dal momento della pressione, cuocete a fuoco minimo (ideale utilizzare uno spargifiamma per evitare che i cereali attacchino al fondo) per circa 20 minuti o finché la zucca ed i cereali saranno ben cotti e molto morbidi. A questo punto non resta altro da fare che frullare con il minipimer, aggiungere acqua a seconda della consistenza desiderata (si può mangiare come polentina o come vellutata) ed aggiustare di sale.


Servire con un filo d'olio evo e una spolverata di prezzemolo.


N.b. Se non si utilizza una pentola a pressione i tempi di cottura andranno approssimativamente raddoppiati.


A presto, Primula






lunedì 5 gennaio 2015

Una pecora per salvarci dalla tecnologia!

Molti problemi come alcuni mal di testa, male al collo o mal di schiena possono essere legati alla postura che assumiamo durante la giornata. Soprattutto se trascorriamo molte ore al computer o sui libri, spesso non ci rendiamo conto di ignorare i normali segnali che il nostro corpo ci invia. Avete presente quel gesto automatico di spostare il peso da un piede all’altro quando stiamo a lungo in piedi? Ecco, il nostro corpo ci sta dicendo “Fai lavorare un po’ l’altro lato del corpo, questo è un po’ stanco!”. Quando siamo al pc, concentrati sul nostro lavoro, rimaniamo per ore nella stessa posizione, magari belli incurvati sopra alla tastiera, o con un piede sotto al sedere, disegnando un bella stradina di montagna al posto della nostra colonna. I polsi rimangono in tensione, mentre scriviamo o impugniamo il mouse, così come le dita. E gli occhi? Sbattiamo molto meno le palpebre, diminuendo la normale idratazione dell’occhio e i muscoli oculari si muovono di pochi cm a destra e a sinistra, tanto quanto la grandezza del nostro schermo, raramente lasciamo che i nostri occhi mettano a fuoco qualcosa che è più lontano o più vicino dello schermo. In sostanza, ci affatichiamo nel peggior modo possibile: praticamente non muovendoci. Certo, come sempre una generale attività fisica ci aiuta a rinforzare i muscoli posturali e quindi a essere meno ‘gobbi’, ma questo non risolve le lunghe ore di immobilità o quasi. Come risolvere il problema? Oggi voglio consigliarvi una soluzione che ho trovato in questo periodo in cui sono costretta, per lavoro, a passare ore e ore seduta al pc. Sono una di quelle persone che quando si concentrano, cadono in una sorta di trance, quindi si dimenticano di mangiare o di bere, fino a che guardano l’ora e realizzano che sono passate più di 5 ore dall’ultimo spuntino, non ricordano l’ultimo sorso d’acqua o l’ultima volta che hanno sentito la propria voce. Però anche il problema opposto si può presentare: avete presente quando dovete assolutamente finire un lavoro e vi ritrovate a vagare su siti vari, Facebook, come fare a togliere una macchia di inchiostro di colore verde rame da una camicetta di seta vintage e cose del genere…poi guardate l’ora e il pomeriggio è volato senza che ve ne rendeste conto? Ecco. Se fate parte dell’uno o dell’altro gruppo (o di entrambi!) ecco la soluzione che fa per voi. Ho scovato in rete questo programmino gratuito che si chiama Workrave (traduzione libera: “delirio da lavoro”) di cui troverete il link in fondo al post. Cosa fa? Dunque, è completamente personalizzabile secondo le proprie esigenze. Semplicemente si tratta di una simpatica pecorella che ogni tot minuti vi consiglia di prendervi una pausa. Ci sono due tipi di pause, durante le quali il computer si blocca e siete obbligati a smettere di lavorare: le ‘micropause’ e il ‘riposo’. Le micropause sono più frequenti e molto brevi (ad esempio io ho impostato una micropausa di 30 secondi ogni 5 minuti di attività), mentre i riposi sono più distanti nel tempo e più lunghi (le mie impostazioni sono 10 minuti di pausa ogni 45 minuti di attività). Cosa succede durante le pause? Diciamo che ognuno nelle sua pause fa quel che vuole, comunque le micropause, essendo brevi, ricordano magari di bere un sorso d’acqua, controllare l’ora, buttare un post it vecchio nel cestino oppure semplicemente chiudere gli occhi e stiracchiarsi un po’. Nei riposi, il programma stesso suggerisce per il primo minuto degli esercizi da fare, stando seduti, come muovere le spalle, muovere gli occhi, muovere le dita delle mani. Personalmente io vado a farmi una tazza di tè, scambio due parole con chi incontro, torno alla mia postazione, appoggio la tazza, vado a piedi fino al primo piano, risalgo fino all’ottavo e torno al settimo, dove c’è il mio ufficio. A questo punto ho di solito ancora uno o due minuti per godermi il mio tè! Insomma, basta che ci si imponga di alzarsi, fare due passi e guardare anche solo fuori dalla finestra. Cosa succede se si saltano le pause? Allora, le micropause possono essere ignorate, ma un segnale sonoro ti ‘sgrida’ quando non smetti di usare mouse o tastiera entro 30 secondi da quando esce la finestrella. Se proprio in quel momento non si può smettere si può cliccare il tasto ‘skip’ e saltare la micropausa senza conseguenze. Anche il riposo può essere saltato, sempre con lo stesso tasto, oppure può essere posticipato di qualche minuto. Chiaramente i segnali sonori possono essere esclusi e il programma può essere messo in pausa. C’è anche un timer generale che spegne il computer dopo un tot di ore di lavoro (anche qui, si può impostare). Io lo trovo odioso, soprattutto perché la prima volta che sono andata oltre il limite non capivo che cavolo stesse succedendo e stavo entrando in panico. Ecco, mia personale esperienza, magari a qualcuno può servire! Le micropause sono geniali nei momenti in cui stiamo vagando su internet invece di lavorare, perché ci ricorda che quello che pensavamo essere “controllo Facebook solo un attimo, cosa vuoi che sia” a volte è molto di più. 



Io mi trovo immensamente bene, anche se a volte, devo ammetterlo, può risultare irritante. Però penso sempre che è per il mio bene, perché le micropause giovano al mio lavoro e difficilmente mi viene mal di testa anche dopo ore seduta davanti al computer. Insomma, provare non costa nulla!
Spero questo post sia stato utile! Colgo anche l’occasione per augurare a tutti un meraviglioso inizio d’anno, anche da parte di Primula,
a presto,

Giunchiglia 

Ecco il link da cui scaricare il programma: http://www.workrave.org/