venerdì 29 agosto 2014

Uscire a correre: così non ho più scuse!


Devo ammetterlo: io sono la regina delle scuse. E il bello è che ci credo sul serio, per me non sono scuse, ma motivi seri e oggettivi per cui è meglio restare in casa a leggere un libro piuttosto che uscire a correre. Piove, fa freddo, fa caldo, sono stanca, ho sonno, ho (forse) un pochino di male all’unghia del piede destro, mi sono appena lavata i capelli. E non c’è verso: non ho voglia, inutile. Col tempo ho cercato di capire quali fossero le cose che mi rendevano meno piacevole la corsa, in modo da cercare di avere sempre tutte le condizioni favorevoli e non trovare scuse. In questo post vi parlerò di cosa mi fa uscire anche con la neve e di cosa non mi fa uscire manco morta. Cosa ve ne frega? Niente, ma vorrei suggerirvi che, se non vi va di correre, forse c’è un motivo (o molti, io, ad esempio, sono un tipo esigente) e vale la pena di scovarlo.
1) Detesto correre con altre persone. Ci ho messo una vita per capirlo, perché tutti pensano sia una figata. Io sono una jogger solitaria, ho il mio passo e se mi voglio fermare a salutare un gatto voglio poterlo fare. Non mi piace chiacchierare mentre corro e non mi piace che gli altri mi trovino troppo lenta o troppo veloce (direi che non c’è pericolo!). Se pensate che non vi piaccia correre, provate ad andare da soli, sia mai che scopriate che semplicemente non vi piace correre in compagnia. Detto questo se qualcuno che non ha mai corso mi chiede di fargli/le compagnia, non mi tiro mai indietro.
2) Mi piace correre al mattino o a metà pomeriggio, non mi piace correre alla sera, quando torno dal lavoro. Se siete delle piccole allodole come me amerete la corsa mattutina e, giuro, vi darà una carica incredibile per la giornata. A metà pomeriggio è un compromesso che ho adottato per il weekend, dove, magari, dormo un po’ di più. Vado a correre di sera solo in estate e quando, già dal mattino, fa particolarmente caldo. O se proprio non sono riuscita in altri momenti. Quindi, trovate il momento perfetto per voi!
3) Mi piace ascoltare musica mentre corro. Ho i miei must della corsa, ovviamente, che non necessariamente fanno parte del genere di musica che normalmente ascolto o apprezzo. Un conto è ascoltare musica, un altro è ascoltare musica per correre. In generale, deve essere musica ben ritmata, ma in passato ho scelto canzoni che mi ricordavano qualcosa che mi faceva arrabbiare particolarmente e ne traevo molta carica. In alcuni casi corro senza, è importante che non diventi una dipendenza…o una scusa (“non posso andare a correre perché ho il lettore scarico, che sfortuna!”…ecco, no!). Quindi, se siete abituati a correre con la musica, vi consiglio ogni tanto di farvi un po’ male e uscire senza. Scoprirete perché avete bisogno della musica e imparerete a gestire anche questo aspetto. Personalmente mi agita sentire il mio respiro, mi dà l’affanno sentire che mi affatico e ho sentito che anche altre persone non apprezzano ascoltare il proprio respiro. E voi?
4) Mi piace correre “un giro” e non “un tempo”. Mi spiego meglio: c’è chi esce a correre tot minuti e chi esce a correre il suo giro. Mi piace sapere dove devo arrivare, sapere che ho una meta fisica. Di solito, quando faccio un giro nuovo, cerco più o meno di capire quanto ci metto. Attualmente il mio percorso è di 15 minuti, per cui so che se faccio due giri dovrei metterci circa mezzora. Mi porto il cronometro, giusto per avere un’idea di quanto sto andando forte o piano. Non che mi importi particolarmente, è solo una soddisfazione quando vedi che sei andato forte e non hai fatto più fatica del solito. Voi? Giro o tempo?
5) Non mi piace correre per strada, prediligo parchi e giardini. Anche qui, de gustibus. Per strada mi annoio, mentre nei parchi si possono incontrare, soprattutto al mattino, le signore anziane tutte in tiro a portare a spasso il cane, che mi salutano sempre, si possono vedere gli alberi, si sentono i profumi delle stagioni ed è decisamente più tranquillo. Comunque, anche qui, mi sono trovata ad avere solo una strada, quindi grazie lo stesso. 
Dunque, adesso, vorrei andare a fare una corsetta, quindi vi lascio con questi pensieri. Se non sapete perché non vi piace correre, ma vi ammazzate di zumba in palestra (quindi la fatica non c’entra), magari riflettete sui miei punti…io penso che vi stupirete di quello che potreste scoprire di voi.
Buon weekend e alla prossima,
Giunchiglia

FOCACCINE PER BAMBINI... DA ZERO A 99 ANNI !




Buongiorno!

Oggi vi propongo una mia ricetta, ideata pensando alle mamme alle prese con le preferenze alimentari non sempre amplissime dei loro pargoli, ma anche a chi si ritrova con qualche verdura disperata in frigorifero, senza avere idea di come farne buon uso quel giorno in cucina :)
Queste focaccine solo belle, soffici, gustose e in più nascondono nell'impasto tante verdure! Una furbizia, non trovate? Inoltre, a seconda della verdura che utilizzerete potrete ottenere colori diversi (nella foto ho usato un bel peperone rosso). Verde con le zucchine, arancio con le carote... e sarà sicuramente divertente impastarle e decorarle con l'aiuto dei più piccoli!

Io ho utilizzato il mio amato licoli (pasta madre in forma liquida) per prepararle ma, per chi non fosse ancora entrato nel favoloso mondo della pasta madre, ho previsto anche la conversione della ricetta con lievito di birra (o pasta madre solida). Le conversioni sono indicative, perciò non vi allarmate se dovrete aggiungere un po' d'aqua o farina.



INGREDIENTI (CON LICOLI)

300 gr farina di grano tenero tipo 0 o semintegrale
120 gr licoli (rinfrescato o esubero non troppo vecchio)
1 peperone cotto al vapore e frullato (io ho ottenuto 150 gr di purea) o quantitativo simile di verdure a vostra scelta
1 cucchiaio d'olio
1 cucchiaino di sale
30 gr circa d'acqua tiepida (variabile in base alla farina utilizzata e al tipo di verdura scelta)

VARIAZIONI CON PASTA MADRE SOLIDA

250 gr farina, 160 gr pasta madre solida, 150 gr purea verdure, 40 gr acqua, olio e sale come sopra.

VARIAZIONI CON LIEVITO DI BIRRA

8 gr lievito di birra fresco (panetto) o 3 gr di lievito secco, 360 gr farina, 150 gr purea verdure, 90 gr acqua, olio e sale come sopra.


PREPARAZIONE

Stemperate il licoli (o la pasta madre solida) con l'acqua prevista dalla ricetta e le verdure (cotte al vapore e frullate). Se utilizzate invece lievito di birra ricordate che va attivato sciogliendolo in acqua tiepida con un po' di zucchero e lasciato riposare qualche minuto fino alla comparsa di una lieve schiumetta in superficie.
Aggiungete l'olio e iniziate ad unire la farina (ricordando di lasciarne un po' per impastare) mescolando con una forchetta. Infine aggiungete il sale ed iniziate ad impastare con le mani.
Impastate finché l'impasto risulterà piuttosto elastico e liscio, lasciate riposare dieci minuti circa e impastate nuovamente cercando di inglobare più aria possibile nell'impasto (aiuterà la lievitazione).
Riponete l'impasto in una ciotola unta d'olio, coperta da un panno umido al riparo dalle correnti d'aria. Dovrà lievitare per circa due ore (il tempo non è tassativo, dipenderà dal vostro lievito, dalla stagione...), dopodiché sarà possibile stendere l'impasto con il mattarello e ricavarne le focaccine tagliandole con un coppapasta o una scodella (le mie erano di circa 10 cm di diametro), o se preferite potete dividere l'impasto e formare direttamente le focaccine con le mani.
Lasciate riposare sulla teglia altre due ore circa, infine cospargete di acqua e olio e condite con quello che più vi piace.
Cottura a 200 gradi per 15-20 minuti.

Fatemi sapere se hanno avuto successo!

A presto
Primula

mercoledì 27 agosto 2014

Come corrono le primule



Buongiorno!
Sono Primula, la cuoca ufficiale di questo blog ;-). Oggi però niente ricette, sono qui per dar voce alla podista che c'è in me e che fino ad ora non ha mai avuto il coraggio di uscire allo scoperto. Dunque, cominciamo col dire che non me ne sono stata seduta sul divano fino ad ieri (diamo a Cesare quel che è di Cesare, per poco che sia!), ma non ho mai fatto sport di resistenza. Questa primula infatti, potendo vantare un'altezza assolutamente nordica, ha sempre e solo giocato a pallavolo nella sua fulgida carriera agonistica. Va be', altezza nordica dei comodini forse...ho sempre fatto il palleggiatore. Ad ogni modo, come diceva il mio beneamato allenatore, nella pallavolo si allenano le fibre muscolari esplosive e non quelle deputate alla resistenza (in un delirio di onnipotenza, tipico degli allenatori di tutto il mondo e di tutti gli sport credo, metteva le povere dodicenni davanti alla scelta della loro adolescenza: “O la pallavolo o l'atletica, non potete allenare entrambe le fibre muscolari contemporaneamente!”, nemmeno fossero Alien vs. Predator che si distruggono a vicenda!). Non avendo mai allenato la parte di me deputata alla sofferenza, non mi sono mai ritenuta in grado di correre. Non nascondo nemmeno di averci provato almeno tre volte prima d'ora, ma, alle prime avvisaglie di stanchezza, credevo di non poter andare oltre, che se avessi scelleratamente insistito avrei perso per sempre l'uso delle gambe o qualcosa del genere, perciò, invariabilmente, mi fermavo e, come una mamma apprensiva, impedivo ai miei muscoli di affaticarsi e alla mia pelle di sudare troppo, che non si sa mai, il raffreddore è sempre in agguato dietro l'angolo.
Questa volta invece, grazie al mio paziente (più o meno) ragazzo e alla mia saggia amica Giunchiglia sono pian piano riuscita a superare i mie limiti fisici, e più ancora i miei blocchi mentali. Insomma, io non mi sentivo proprio all'altezza della corsa! Con il fior fiore di atleti della corsa in montagna che ci sono dalle mie parti, mi sembrava di essere credibile, in abiti da corsa, più o meno quanto gli ippopotami in tutù del celeberrimo cartone animato “Fantasia”. Quindi, care le mie primule, non vi preoccupate se non vi sentite abbastanza agili e atletiche, uscite di casa e sarete sempre un passo avanti (e soprattutto più veloci, per quanto corriate a rallentatore) rispetto a chi se ne sta sul divano e si dice “vorrei ma non posso, potrei ma non voglio...va be', ci penserò domani”, e quel domani, come ben sappiamo, non arriva mai.
Le prime uscite sono state faticose, non nascondiamoci dietro a un dito, ho stretto i denti e mi sono trascinata alla meta. Il mio è un resoconto itinerante, per il momento non sono uscita a correre più di dieci volte ma vi posso dire che, dopo le prime faticose corse, ne è arrivata una in cui ho avuto una sensazione che, come dicono quelli della Mastercard, non ha prezzo: finalmente erano le mie gambe a portarmi in giro, non ero più io a trascinarmi ostinatamente dietro loro! In quel momento ho capito che stavo davvero correndo, io, proprio io, stavo correndo!
Non arrancavo penosamente come credevo sarebbe sempre stato, correvo davvero!
E allora amiche Primule, saltate fuori dai vostri schemi mentali e mettetevi in movimento! Tutte noi possiamo, possiamo eccome, basta provarci :-)
E' come con le bambine delle elementari alle prese con la matematica. La società infila nelle loro teste una sola cosa: i maschi sono bravi con le materie scientifiche, le graziose bambine con quelle umanistiche, punto. E noi belle bimbe cosa facciamo? Ci adeguiamo e avveriamo nostro malgrado queste stupida imposizione sociale. Inconsciamente le maestre sono accondiscendenti con le bambine alle prese con la matematica, portando avanti lo stereotipo nei secoli dei secoli. Nelle scuole dove questo non accade, in quelle ad esempio dove le classi sono composte solo da bambine, il loro rendimento, in media, non è affatto diverso da quello dei loro coetanei maschi, i geni della matematica!
Questo cosa significa? Significa che noi possiamo, possiamo fare davvero tutto! Perché non correre?
Io continuerò a mettermi alla prova e a divertirmi facendolo, e voi, volete provarci insieme a me?

A presto

Primula

APPLE PIE VEGAN



Buongiorno!
Oggi vi propongo una torta davvero strepitosa, presa direttamente dal sito "il goloso mangiar sano". Se cercate ricette semplici e golose vi consiglio di farci un giro, molte sono senza derivati animali ed alcune anche senza glutine.
Io l'ho portata a più di un compleanno con persone abituate alle classiche torte burro e uova e tutti hanno apprezzato, questo mi sembra il test più difficile da superare.
Ebbene, mani in pasta!


INGREDIENTI

PER LA FROLLA

400 gr farina di grano tenero tipo 0
100 gr olio di semi di girasole
60 gr zucchero di canna
130-150 gr acqua fredda
1 pizzico di sale

PER IL RIPIENO

6 mele gialle piccole
60 gr zucchero di canna
succo di un limone
1 cucchiaio abbondante di cannella
1 bacello di vaniglia (facoltativo)
mandorle spezzettate grossolanamente con il coltello (quantità a piacere)

PREPARAZIONE

In una terrina mescolate farina, olio ed un pizzico di sale. Lavorate brevemente l'impasto in modo da ottenere una consistenza “sbriciolosa”. A questo punto aggiungete lo zucchero e continuate a sbriciolare con le mani. Infine unite l'acqua poco alla volta, in modo da ottenere un impasto morbido ma non appiccicoso. Mettetela a riposare avvolta dalla pellicola, e nel frattempo preparate il ripieno.
Pelate e tagliate a fette sottili sei mele gialle o renette. Aggiungete il succo di limone, lo zucchero, la cannella, le mandorle e la vaniglia se vi piace (il bacello va inciso per lungo con un coltello, per poi estrarre i piccoli semini interni).
Dividete la pasta in due parti. Stendete un disco piuttosto sottile, circa 4-5 mm, su un foglio di carta forno che poi utilizzerete per rovesciare la sfoglia all'interno di una tortiera (oliata e infarinata se non è in silicone) del diametro di 28 cm circa. L'ideale è che la pasta sbordi un po', così riuscirete facilmente a chiudere la pie.
Versate il ripieno all'interno del guscio di pasta e spolverate con un po' di farina, in modo che in cottura si crei una piacevole cremina.
Stendete il secondo disco di pasta come il precedente e adagiatelo sul ripieno. Ora bisognerà richiudere la torta, pinzando la pasta della copertura con quella che sborda dalla base. Infine sarà necessario praticare dei tagli sulla superficie della torta, in modo che il vapore che si creerà in cottura possa uscire (qui potete sbizzarrire la vostra fantasia con tagli creativi, oppure optare per i tagli alla nonna papera, come ho fatto io).
Una spolverata di zucchero se vi va di dare un po' di colore e siamo pronti ad infornare, a 180 gradi per 45 minuti circa.

Successo assicurato :-)

A presto

Primula


lunedì 25 agosto 2014

La meditazione...in una tazza di tè


Non vi spiego perché si medita e non vi spiego cos’è la meditazione, per due ragioni. La prima è che potete tranquillamente documentarvi su Internet e di sicuro troverete spiegazioni più precise e dettagliate di quella che potrei darvi io. La seconda è che se siete qui avete già intuito perché si medita. Quello che vi posso raccontare, invece, è la mia esperienza, che sto costruendo passo a passo ed ogni giorno è più interessante del precedente.
Vi siete mai trovati sotto la doccia con gli occhiali da vista? Avete mai cercato per due ore le chiavi di casa per poi rendervi conto che le avevate in mano? Vi siete mai ritrovati sulla strada per andare al lavoro in un giorno di vacanza? Questo succede per una semplice ragione: il nostro magnifico cervello ci fornisce la possibilità di apprendere talmente bene certe azioni da riuscire a farle senza davvero prestare molta attenzione. Ed è stupendo per l’80% delle volte: possiamo stirare guardando la tv, ascoltare cosa hanno fatto i nostri figli a scuola cucinando la cena, leggere un libro camminando. Insomma, funziona. Succede perché siamo organismi che, dal punto di vista evolutivo, hanno avuto estremo successo, sappiamo economizzare le nostre risorse in modo estremamente efficace. Tutti questi percorsi “assodati” creano come dei sentierini nel nostro cervello, in modo che quando devo compiere una certa azione posso, senza troppa fatica, rifarmi a quella strada consolidata. Purtroppo, però, a volte, questo super sistema infallibile fa emergere i suoi lati negativi. Vi faccio un esempio molto comune. Siete in ufficio e vi state concentrando perché avete una scadenza. Il vostro collega decide che è invece il momento di parlare al telefono del suo sabato sera, fa cadere una pila di fogli, ride con un altro collega. È una situazione che vi irrita, perché sapete che il tempo stringe. Cosa succede nel vostro cervello? “Ma non può starsene zitto? Non riesco a concentrarmi! Avrei bisogno di silenzio. Proprio oggi deve fare tutto questo caos? Non riesco a pensare”. Vi perdete molto facilmente in una spirale di pensieri che, detto francamente, a tutto servono fuorché permettervi di finire il vostro lavoro. In più vi sentite arrabbiati, probabilmente avete la fronte corrucciata e lo stomaco inizia a contrarsi. Dopo due ore vi sentite esausti e volete solo dormire e magari non sapete nemmeno perché. Questa è una risposta automatica: il nervoso genera altro nervoso che genera altro nervoso e così via. Potrei farmi mille altri esempi, che vanno dalla depressione alla rabbia. Il fatto è che si generano catene di pensieri che vi conducono sempre più verso il fondo. MA! Ma cosa succede se io quella catena la spezzo prima? Si interrompe il flusso e siamo in salvo. Molto spesso la parte più difficile è capire QUANDO quella catena inizia. Come si fa? Si diventa consapevoli, cioè per un attimo si cerca di resistere all’impulso irrefrenabile (e, evoluzionisticamente parlando, estremamente utile) di inserire il pilota automatico. Ci si ferma: cosa sto provando ORA? Cosa mi dice il mio corpo? Dove sento il nervoso, la rabbia, la tristezza, il panico? Posso fare qualcosa per quel sintomo fisico? Certo! 
La mindfulness (e la sua “mamma”, la meditazione Vipassana) si basa proprio su questa capacità di diventare consapevoli del qui ed ora, di come mi sento adesso, in ogni piccolissimo attimo. Il primo esercizio che vi propongo è davvero semplice, ma vi aiuterà a capire cosa significa davvero essere consapevoli di se stessi come organismo vivente nel tempo presente. Fatevi un tè. Semplice? Proprio per nulla. Versate l’acqua nel pentolino (o nel bollitore) e guardatela, osservate come piano piano inizia a bollire. Non fate altro, guardate l’acqua. Sentite il rumore dell’acqua che inizia a bollire, potete anche sentire l’odore che cambia leggermente man mano che si scalda. Se tenete una mano sospesa sopra alla pentola, potrete anche sentire come cambia la temperatura ogni attimo che passa. Quando bolle, prendete il vostro tè, prestate attenzione alla confezione, alla sua consistenza, al suo odore. Se altri pensieri vi passano per la testa (il giorno in cui avete acquistato quel tè, la vicina di casa che ve l’ha consigliato…), siate consapevoli e tornate al vostro presente, alla vostra confezione di tè. Non è un errore, non c’è nulla di sbagliato: la mente vaga, è così che funziona! Voi riportatela indietro. Ogni volta che vi scoprirete “persi” nella spirale di pensieri, avrete il vostro tè (per adesso, poi approfondiremo) per tornare nel presente. Ogni volta che tornerete avrete conquistato qualcosa: sarete consapevoli del momento in cui non eravate presenti. Ma torniamo al nostro tè, per l’appunto. Aprite la scatola e, a quel punto, ascoltate il vostro tè, usando TUTTI i sensi: il suo odore, è in bustina o sciolto? Che rumore fa il cucchiaino mentre lo prendete? Che rumore fanno le bustine che sfregano? Ogni granellino ha un colore un po’ diverso, se guardate bene, una forma diversa, fa un suono diverso. Potete anche metterne un pezzetto in bocca e sentire com’è. Poi prenderete la vostra tazza e la osserverete, nel dettaglio, con cura, come se doveste disegnarla un attimo dopo. Quindi procedete con la preparazione, sempre prestando attenzione ad ogni dettaglio. E, infine, godetevi il vostro tè, assaporando ogni sorso e cercando di sentirlo davvero, capire se brucia, dove brucia, in che parte della lingua? Tutta, solo un pezzetto? Il vapore cosa fa? Vi conforta o vi dà fastidio? Come sono le vostre mani mentre tengono la tazza? E la vostra pancia? La gola? Che rumore fa il tè?
Ecco, vi lascio con questo piccolo esercizio. Potreste annotarvi cosa notate e potreste scoprire qualcosa di voi a cui non avevate mai pensato (ad esempio, a me conforta molto quando mi si appannano gli occhiali mentre bevo il tè <3 ), sensazioni che magari non avevate mai davvero “registrato”. Provate a farlo una volta al giorno tutti i giorni, se riuscite. Ricordatevi che la parola chiave è “consapevolezza” del qui e ora. 
Spero il primo post sulla meditazione sia stato di vostro gradimento. Passo a passo arriveremo a nuovi orizzonti e sono sicura che riuscirete a stupire voi stessi nel riconoscere quanti nuovi dettagli di voi potrete incontrare.
Buona settimana a tutti, alla prossima!
Giunchiglia

venerdì 22 agosto 2014

Pronti al lancio!

But just because it burns
Doesn’t mean you’re gonna die
You’ve gotta get up and try try try

Ma solo perché brucia
non significa che ne morirai
devi alzarti e provare, provare, provare
P!nk, "Try", 2012

La mia maggiore difficoltà nell’indirizzare qualcuno verso la corsa è che do per scontate un sacco di cose. La prima è che io conosco il mio corpo come un libro aperto, so quando il mio cuore sta battendo troppo forte e quando il “fiato corto” è solo una mia sensazione, ma i miei polmoni non stanno per collassare. Chi arriva da una vita sedentaria (al solito, ultimo sforzo vero fatto nella partita di calcio alle elementari) a queste cose non ha mai prestato grande attenzione. Quando sei un bambino o un adolescente non sai se sei stanco, sai solo che vuoi finire la partita con gli amici – poi alla sera crolli come una pera matura. 
Prestare attenzione ai segnali che ci dà il nostro corpo può essere un’arma a doppio taglio: ho male alle gambe, quindi smetto di correre. Invece dobbiamo imparare a riconoscere il male “buono”, quello che non ci ammazza ma ci fortifica, per usare una frase fatta. Ad ogni modo dobbiamo anche imparare a riconoscere il male “cattivo”. Ad esempio, se siamo sovrappeso, potrebbe non essere ideale la corsa fino a che non avremo perso un po’ di chili. Immaginate il nostro corpo come un albero: può riempirsi di foglie e frutti e il peso che può sostenere è molto, ma non infinito. Cosa succede a quell’albero quando viene una bella nevicata? I suoi rami soffrono sotto un peso che non è adeguato e si spezzano. Se poi c’è anche il vento che muove i rami è ancora peggio! Questo chiaramente non vuol dire che non potete correre, solo andateci piano e magari iniziate con delle belle camminate veloci. 
Ed ecco come si inizia a correre se si parte da 0. Si cammina. Come? Veloce. Come se aveste fretta. Il mio consiglio è di portarvi dietro un cronometro e vedere quanto a lungo riuscite a camminare velocemente prima di sentire che davvero non ce la fate più. La volta dopo provate a fare un pochino di più, iniziate a conoscervi e ad ascoltare il vostro corpo. 
Quando la camminata sarà abbastanza assodata, allora potete provare ad accennare una corsetta. Ad esempio potete fare 2 minuti camminando e uno correndo per una mezzora o venti minuti e via via, ad ogni nuova uscita potete aumentare la dose di cammino e di corsa in modo proporzionale (3 cammino + 2 corsa, 4 cammino + 3 corsa…). 
Il vostro corpo vi dirà quando siete pronti ad aumentare il periodo di corsa e fare sì che, piano piano, diventi sempre più lungo il periodo di corsa rispetto a quello di camminata. Quindi invertite le proporzioni di prima: 2 minuti correndo e 1 camminando e via via aumentate (iniziando sempre con la camminata!). Non demordete ai primi tentativi, cercate di capire che tipo di male è quello che stare provando, imparate a conoscervi! Se il giorno dopo, due giorni dopo, per l’intera settimana successiva sentirete le gambe “dure” (per citare Primula, vi sentirete tipo Pinocchio), non preoccupatevi. I vostri muscoli si stanno piano piano risvegliando…e non so come siete voi di prima mattina il primo lunedì di lavoro dopo un mese di vacanza, ma io mi sento un po’ sofferente :-) Ovviamente se iniziate invece a sentire male alle ginocchia o alle caviglie, allora vi consiglio di consultare un esperto e di non insistere. Anche in questo caso: ascoltate il vostro corpo, saprà consigliarvi. 
Quindi, per riassumere – ammesso che: (1) non siate in grave sovrappeso e (2) siate in buona salute, ecco qual è il vostro programma:
Prime uscite di 20-30 minuti in cui alternare cammino e corsa in modo proporzionale, in modo che la fase di cammino sia maggiore delle fase di corsa. Aumentare a seconda delle proprie capacità e dei progressi fatti.
Uscite successive di 30 minuti in cui la fase della corsa diventa più lunga della fase del cammino. Anche qui, aumentare a seconda delle proprie capacità e dei propri progressi. 
Prendetevi il vostro tempo, ma non mollate. Cercate di non fermarvi durante le uscite, magari camminate più a lungo, ma vi sconsiglio di fermarvi del tutto. 
Cosa vi dovete aspettare se non avete mai corso?
- Male alla milza e al fegato: potrebbe capitarvi, non è nulla di grave. Respirate a fondo e continuate a camminare. Passerà!
- Disidratazione: se non siete abituati a bere molto potreste disidratarvi facilmente. Ricordatevi di bere acqua, tè, tisane, succhi in grandi quantità (e assumere frutta e verdura) nelle ore prima di uscire in modo da essere ben idratati durante la corsa. Comunque, al primo accenno di sete, fermatevi e bevete. Potete portarvi una bottiglietta d’acqua all’inizio, se avete paura di non sapervi ben regolare.
- Male alle gambe: imparerete ad amarlo, perché saprete che avete lavorato bene. Non abbiatene paura, sorridete alle vostre gambe stanche e coccolatele con dei bei massaggi.
- Vesciche ai piedi: mi è capitato poche volte, ma può succedere soprattutto con scarpe molto nuove o molto vecchie e se le calze “fregano” contro al piede e soprattutto quando fa più caldo. I vostri cari piedi si abitueranno, nel frattempo consiglio i sempre amati cerotti della Compeed per proseguire il vostro allenamento.
Non mi viene in mente altro al momento, ma sono ben felice di dare consigli più mirati a chi ne avesse bisogno.
Per oggi è tutto, alla prossima!
Giunchiglia

GNOCCHETTI DI CUS CUS



Buongiorno!
Oggi avevo proprio voglia di gnocchi ma non mi andava di bollire patate, quindi ho optato per la ricetta che mi hanno insegnato gli amici del Punto Macrobiotico. Sono molto più rapidi rispetto ai classici gnocchi e ci permettono di non mettere esageratamente sottosopra la cucina!
Dal momento che il loro sapore, essendo composti unicamente da cus cus e acqua, è piuttosto neutro si prestano benissimo ad essere accompagnati da qualsiasi sughetto.
Ad esempio: un semplice sugo di pomodoro e basilico, una succulenta cre
ma di noci, un sugo di verdure di stagione, o ancora saltati in padella con cipolla e salvia.... Insomma, qualsiasi sia la stagione e qualsiasi cosa ci sia nella vostra dispensa andrà bene!

INGREDIENTI

1 bicchiere di cus cus (anche d'orzo)
2 bicchieri d'acqua
sale
Condimento a piacere: per quello della foto vi serviranno alcuni mazzi di coste, aglio o cipolla, qualche pomodoro perino o ciliegino e, facoltativamente, crema di riso (si ottiene semplicemente facendo cuocere il riso in poca acqua finché non sarà “stracotto” e a quel punto si potrà frullare con un frullatore ad immersione ottenendo una crema).
La crema di riso si può congelare negli stampi per i cubetti di ghiaccio, così ne avrete sempre a disposizione.

Con un bicchiere di cus cus di dimensioni medie potrete sfamare tranquillamente 2-3 persone.

PREPARAZIONE

Portate a bollore, in una pentola capiente, l'acqua. A quel punto potrete toglierla dal fuoco, salarla e aggiungere il cus cus. Date una veloce mescolata e lasciate riposare coperto per 15-20 minuti, in modo che l'acqua venga completamente assorbita e il tutto inizierà a intiepidire. Nel frattempo potrete preparare il sugo che avete scelto.
Per il sugo in foto ho rosolato brevemente dell'aglio schiacciato con un filo d'olio e poi aggiunto le coste tagliate a pezzetti e i pomodorini a cubetti. Ho lasciato cuocere per circa 10 minuti e infine ho aggiunto circa tre cucchiaiate di crema di riso, per rendere il sughetto più denso.
Quando il cus cus non sarà più troppo caldo potrete trasferirlo in una ciotola ed iniziare a lavorarlo con le mani in modo da ottenere un impasto liscio e sodo, in cui non si distingueranno più i singoli chicchi. Un mega gnocco insomma! E' importante lavorare il cus cus quando è ancora tiepido, altrimenti indurirà e non riuscirete a formare i gnocchetti. Certo, non lavoratelo nemmeno incandescente! Non vorrei mai mandarvi all'ospedale con un'ustione da gnocchetto! ;-)
Ora non dovrete far altro che modellare dei salsicciotti da cui ricaverete dei graziosi gnocchetti, che andranno saltati in padella insieme al sugo prescelto.
Se la dose d'acqua non fosse proprio perfetta, e il composto risultasse troppo morbido, niente paura, potrete aggiungere un po' di farina come si fa per i gnocchi di patate. In questo caso però sarà necessario bollirli in acqua salata finché verranno a galla, come si fa con i canonici gnocchi.


Ecco qua! Spero che la la scoperta di un nuovo modo di cucinare il cus cus vi abbia rallegrato un pò la giornata :-)
Fatemi sapere!

A presto

Primula

giovedì 21 agosto 2014

LASAGNETTE DI CARASAU ... NOSTRANISSIME!


Buongiorno!
Quella di oggi è una ricetta speciale perché viene direttamente dal libro “Le tentazioni di Eva” di Aida Vittoria Eltanin, che consiglio vivamente a chi vuole avvicinarsi alla cucina senza derivati animali. Ci sono moltissime ricette semplici (senza tofu, seitan o ingredienti difficili da reperire), e alla portata di tutti, ma soprattutto da leccarsi i baffi. Ebbene, questa è davvero degna delle occasioni speciali, in cui vogliamo fare colpo sugli amici o sui familiari che ci credono intenti a mangiare insalata dalla mattina alla sera!
Quella che riporterò qui sotto è la ricetta così come la trovate sul libro (la ricetta originale viene dall'Hotel Luxor di Igea Marina, dove i fortunati ospiti possono deliziarsi con un menu vegano), ma vorrei condividere con voi anche la mia versione con erbe spontanee (quella nella foto). Non ho fatto nulla di speciale, ho solo sostituito il sugo di verdure con un semplice sugo fatto in casa (sedano, carota, cipolla e pomodori maturi), e tra uno strato e l'altro ho aggiunto dell'erba spontanea “Buon Enrico” sbollentata.

Colgo l'occasione per parlarvi di due erbe spontanee molto sane e saporite.

Il nostro BUON ENRICO (Chenopodium bonus-henricus, http://it.wikipedia.org/wiki/Chenopodium_bonus-henricus), che dalle mie parti è meglio conosciuto come PARÜC, è uno spinacio selvatico dal gusto deciso, molto più saporito degli spinaci comuni. Per poterlo cucinare dovrete andare a cercarlo in montagna, così come fa la mia super mamma (già, perché io l'ho cucinato ma è lei che l'ha raccolto). E' un ottimo motivo per farsi una bella passeggiata, non credete? 


La seconda erba spontanea, altrettanto buona in cucina, è il SILENE, per gli amici CORNAGI' (Silene vulgaris, http://it.wikipedia.org/wiki/Silene_vulgaris). Anche lei si può cucinare come gli spinaci e si può utilizzare per risotti, torte salate, minestre...E' molto più facilmente reperibile della precedente, la si può infatti trovare nei comunissimi prati nei pressi delle nostre case, quindi aguzzate la vista! forse si nasconde in giardino a vostra insaputa!


INGREDIENTI

PER LA “PASTA”

1\2 confezione di pane carasau (circa 200-250 gr)
1 litro di brodo vegetale

PER IL SUGO

1 cipolla
1 costa di sedano
1 carota
olio evo
verdure miste di stagione (ad esempio 1 zucchina, 1 melanzana, 1 peperone, 100 gr di fagiolini, 2 pomodori maturi, un po' di basilico)
Per avere un'idea, io ho usato due vasetti (i classici da marmellata) del mio sugo.

PER LA BESCIAMELLA

800 ml latte di soia o latte di mandorle non zuccherato (io l'ho fatta con quest'ultimo e ve lo consiglio vivamente! Otterrete una crema ricca e di un bianco candido)
80 ml olio di semi di mais o girasole
60 gr farina di grano tenero tipo 0
noce moscata qb
sale qb


PREPARZIONE


Per iniziare tagliate tutte le verdure a julienne o a cubetti, come preferite, e saltatele in una capiente padella con un filo d'olio evo. Cuocete mantenendo le verdure abbastanza croccanti, in modo da non disperdere i sapori. Aggiustate di sale e mettete da parte. Portate a bollore il brodo vegetale e spegnete.
Per la besciamella mettete, a freddo, in una pentola in acciaio con fondo spesso o in un'antiaderente, la farina e l'olio e mescolate bene per ottenere un composto senza grumi (il roux), che andrà messo sul fuoco per circa due minuti a fiamma media. Il roux scaldandosi raggiungerà una consistenza più densa e pastosa, a questo punto potete unire, poco alla volta, il latte continuando a mescolare con una frusta da cucina fino al raggiungimento della consistenza desiderata (una bella crema densa e fluida), ci vorranno circa dieci minuti. Aggiustate di sale e noce moscata.
Ora è il momento di comporre la nostra lasagna!
In una teglia da forno (io ne ho usata una tonda da 24 cm, riempiendola fino all'orlo, ma se volete una lasagnetta più bassa e, essendo più prudenti di me non volete rischiare che debordi in cottura, potete utilizzarne una dalle misure più comode!), create un primo leggero strato di besciamella, poi immergete il pane carasau per qualche secondo nel brodo caldo (potete spezzarlo a metà per comodità), affinché si ammorbidisca. Scolate leggermente con una schiumarola e adagiatelo sullo strato di besciamella. Procedete con uno strato di sugo di verdura, besciamella e infine carasau finché gli ingredienti non saranno terminati, finendo con uno strato di besciamella mescolato con un po' di sugo (per dare colore), oppure potete sbizzarrirvi con le decorazioni come ho fatto io!
Infornate a 180 gradi per 20 minuti circa e servite calda. Una bontà!

Buon appetito a tutti!

Alla prossima

Primula


mercoledì 20 agosto 2014

POLPETTE DEL RICICLO


Buongiorno!
Una delle abilità che non dovrebbero mai mancare a chi si destreggia tra i fornelli è quella di saper portare a nuova vita gli avanzi del giorno prima. In questo sicuramente sono maestre le nostre nonne, che tra ribollite, arancini e pancotto non buttavano via mai nulla, e anzi sapevano fare grandi cose con pochi semplici ingredienti. Nel mio piccolo anch'io faccio del mio meglio per aguzzare l'ingegno con quello che passa il convento, anche quando una bella pizza da asporto sembrerebbe la soluzione migliore!
Questa è una delle mie ricette nate per caso :-)
La consistenza è ottima e, dal momento che il riso del giorno prima e i morbidi cannellini si impastano egregiamente, il matrimonio tra i due ingredienti funziona a gonfie vele. Provare per credere!
Ciliegina sulla torta, i semi di lino donano una bella croccantezza, cosa chiedere di più ad una polpetta?

INGREDIENTI (non ci sono dosi precise, dipende dal frigo!)

Riso semintegrale o bianco del giorno prima (io ad esempio avevo fatto un semplicissimo risotto alle carote e rosmarino)
fagioli cannellini già lessati (o direttamente dalla scatoletta!)
semi di lino interi
sale e pepe qb
olio evo

PREPARAZIONE

Niente di più semplice!
Mescolare bene il riso con i cannellini in modo da formare un impasto morbido e omogeneo. Aggiustare di sale e pepe.
Non dovrebbe servire l'aggiunta di pan grattato, basterà formare le polpette con le mani bagnate, così l'impasto non si attaccherà.
Ora non resterà che impanarle in un piattino con i semi di lino interi e infornarle con un filo d'olio in forno preriscaldato a 180 gradi per 20 minuti circa.

A presto

Primula





PURE' DI LENTICCHIE CON VERDURE SALTATE

Buongiorno!
Inutile dire che il meteo continua a prendersi gioco di noi, così io sogno le spiagge assolate della Grecia e nel frattempo mi consolo con dei piatti caldi e coccolosi.
Veloce da preparare e molto furbo, dato che mentre il pure' cuoce in pentola a pressione possiamo saltare le verdure in padella e nel giro di 30 minuti saremo a tavola a fare felici mente e corpo in un colpo solo :-)

INGREDIENTI

125 gr circa di lenticchie rosse o decorticate
Verdure per pure': 2-3 carote, 1-2 zucchine
Verdure da saltare: carote, peperoni, zucchine... Quello che più vi piace a seconda della stagione!
Aglio o cipolla
Curry o altre spezie di vostro gradimento
Olio evo
Sale e pepe qb

PREPARAZIONE

Tagliare grossolanamente le verdure per il pure' e metterle a soffriggere per qualche minuto in pentola a pressione con uno spicchio d'aglio schiacciato (o cipolla se preferite) e un filo d'olio evo. A questo punto aggiungere le lenticchie e coprire d'acqua (circa un dito sopra il livello delle lenticchie). Dal fischio della pentola a pressione cuocere per circa 15-20 minuti a fuoco basso (se avete uno spargifiamma e' una buona idea utilizzarlo per evitare che attacchi).
Mentre le lenticchie cuociono e' il momento di tagliare a fette le verdure, rosolare qualche istante il curry in olio evo (in padella) e aggiungere le verdure. A me piace saltarle in padella a fuoco vivo finché sono cotte ma ancora al dente.
Una volta aperta la pentola a pressione dovremmo trovare la verdura ben cotta e le lenticchie sfaldate, così basterà una bella mescolata energica con la frusta da cucina per ottenere un favoloso pure' (probabilmente sarà necessario aggiungere un po' d'acqua per ottenere la consistenza del pure'), ma anche il più potente frullatore ad immersione andrà benissimo :-). A questo punto salare e pepare a piacere. Io lo servo come nella foto, con un cucchiaino di olio di lino a crudo direttamente sui piatti, così oltre a coccolarsi un po' si fa anche il pieno di omega3 :-)

A presto

Primula

lunedì 18 agosto 2014

CROSTATA VEG GLUTEN FREE ALLA CREMA E FRAGOLE

Ebbene si, abbiamo deciso di prendervi per la gola!
Dalle mie parti il giorno di ferragosto sembrava Natale, perciò al posto del classico picnic mi sono data alle sperimentazioni culinarie. Il risultato e' questo: una crostata leggera ma incredibilmente golosa. Insomma, mangiando questo dolce non rischierete il peccato di gola ma farete certamente felice qualsiasi palato, anche il più esigente, compreso quello degli amici celiaci :-)

INGREDIENTI PER LA FROLLA (presa dal sito www.ilgolosomangiarsano.com)

125 gr farina di riso
125 gr farina di grano saraceno
80 gr zucchero di canna
120-140 gr latte di riso (o qualsiasi latte vegetale se non avete problemi con il glutine)
1 cucchiaino di lievito per dolci ( io uso il cremor tartaro)
70 gr olio di semi di girasole
1 cucchiaio di maizena o fecola di patate
+ sfere di ceramica o fagioli per la cottura della crostata

INGREDIENTI PER LA CREMA PASTICCIERA (rivisitata a partire dalla ricetta del libro "la cucina etica dolce")

600 gr latte vegetale
30 gr farina di grano tenero (per evitare il glutine si può usare farina per dolci per celiaci)
12 gr maizena
30 gr olio di semi di girasole
60 gr zucchero di canna
1/2 cucchiaino di curcuma (facoltativa, serve solo per dare il tipico colore giallo alla crema)
1 cucchiaino scarso di agar agar in polvere
Scorza grattugiata di un limone o un po' di vaniglia per aromatizzare

INGREDIENTI PER LA COPERTURA DI FRUTTA

500 gr circa di fragole o la frutta che preferite (pesche, frutti di bosco, albicocche....)
2 cucchiai circa di zucchero di canna


PREPARAZIONE

Per prima cosa preparare la crema.
In una ciotola diluire, utilizzando la frusta, la farina, l'amido e la curcuma  con 100 gr di latte vegetale, evitando di formare grumi. In una pentola dal fondo spesso versare l'olio di semi, il resto del latte e gli aromi scelti portando lentamente a ebollizione. Una volta raggiunto il bollore aggiungere
l'amido e la curcuma disciolti nel latte e l'agar agar continuando a mescolare per cinque minuti circa.
A questo punto versare la crema in una ciotola e lasciar raffreddare coprendola a contatto con la pellicola (prima di usarla rilavorare con la frusta per mantenerla liscia).
Nel frattempo preparare la frolla unendo tutti gli ingredienti in una ciotola e lavorare brevemente fino ad ottenere un impasto morbido ma non appiccicoso. Stendere, su carta forno, un disco dello spessore di 4-5 mm e rovesciare in una tortiera del diametro di 28 cm (avanzerà probabilmente un po' di pasta che potrà essere usata per fare dei biscotti!). Rifilare i bordi della torta in modo che non superi l'altezza dello stampo. Stendere un disco di carta forno sulla base della frolla e ricoprire con delle sfere di ceramica (ma anche i più plebei fagioli secchi andranno benissimo) per fare in modo che la frolla non si gonfi in cottura. Cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per 20 minuti circa.
Per la copertura basta fare una semplice marmellatina saltando in padella per qualche minuto le fragole a pezzetti con lo zucchero, lasciando qualche fragola a fettine per la guarnizione.
Una volta che la base sarà raffreddate riempire con la crema pasticciera (fredda o almeno tiepida) e ricoprire con la marmellata e le fragole fresche a fette.
Lasciar riposare in frigorifero qualche ora in modo che l'agar agar possa far addensare la crema, che in questo modo rimarrà perfettamente ferma sulla fetta in tutto il suo splendore :-)

Ora non resta altro che gustarla insieme a chi merita una tale bontà ;-)

A presto

Primula




RISO FREDDO ALLE VERDURE GRIGLIATE



Buongiorno!
altra ricetta salata, perché non si vive di soli dolci, anzi! questo è un buonissimo piatto preparato per un picnic di relax da una mia amica speciale. Come dice il suo "moroso" (dalle mie parti si dice così!), lei è particolarmente brava quando si tratta di mischiare tanti ingredienti per farne uscire qualcosa di buono! io cucino spesso i cereali con le verdure ma questa è un'idea che non mi era ancora venuta! servono sempre modi nuovi per accompagnare i cereali; questo è uno di quelli che non vi deluderà e vi farà fare (con poco!) un figurone in compagnia degli amici e una coperta in mezzo al prato, oppure, per chi vive vicino al mare, per un pranzo leggero in spiaggia!

INGREDIENTI

riso integrale (oppure orzo, farro, miglio...)
melanzane
zucchine
qualche pomodoro
cipolla di tropea o cipollotto fresco
basilico
olio evo
sale e pepe qb
(nella foto c'è anche il peperone che è facoltativo ma non guasta affatto)

PREPARAZIONE

Grigliare melanzane e zucchine e cuocere il cereale prescelto in acqua salata.
condire le verdure grigliate in una ciotola con olio, sale, pepe e basilico a pezzetti. Aggiungere la cipolla di tropea e il pomodoro fresco, entrambi a cubetti (togliere l'acqua di vegetazione ai pomodori).
Lasciare insaporire (più tempo le verdure rimarranno nella ciotola con il condimento più si insaporiranno!). Unire il riso e le verdure ed il gioco è fatto!
se dovessero avanzare delle verdure niente paura, saranno perfette su una bruschetta il giorno dopo!

Buon picnic e buon appetito!

A presto

Primula






CURRY DI BORLOTTI (O CECI) E VERDURE



Buongiorno!
Ecco il primo piatto salato. Ho fatto qualche modifica ad una ricetta dell'utilissimo libro "cucinare i legumi" (ed. Sonda). E' un libro che sono felice di avere al mio fianco in cucina perché da una grossa mano alla mia fantasia nel portare in tavola borlotti e compagnia bella!
Questa e' una delle ricette che, con qualche variazione relativa alla disponibilità della dispensa, faccio più spesso. Sarete sorpresi dalla ricchezza di sapori e dal gusto avvolgente di questo piatto, ideale per scaldarsi e coccolarsi dopo una giornata di pioggia.


INGREDIENTI

250 gr borlotti lessati (o ceci)
2 carote
3 zucchine
2 patate medie
3-4 pomodori perini a cubetti (provati dell'acqua di vegetazione)
2-3 cucchiai d'olio evo
1 cucchiaino di curcuma
1/2 cucchiaino di coriandolo in polvere
1 pizzico di zenzero in polvere
Sale e pepe qb
Peperoncino se vi piacciono i piatti calienti!

P.s. In alternativa alle spezie elencate potete usare la vostra miscela di spezie preferita :-)

PREPARAZIONE

Tagliare tutte le verdure (tranne i pomodori) a bastoncini piuttosto spessi.
Rosolare brevemente le spezie nell'olio in una padella capiente, poi saltare le verdure a fuoco vivo per circa cinque minuti e salare. Aggiungere i pomodori tagliati a cubetti, i borlotti ed una tazza di acqua calda. Cuocere coperto per 15 minuti circa o finché le verdure saranno cotte. Aggiustare di sale e servire accompagnato da riso oppure da una bella insalata :-)

Qualsiasi commento o suggerimento sarà graditissimo, non si finisce mai di imparare!

A presto

Primula



Io vorrei, non vorrei ma se vuoi, altrimenti detto: jogging per negati

Le distese azzurre /e le verdi terre /Le discese ardite /e le risalite 
su nel cielo aperto /e poi giù il deserto /e poi ancora in alto /con un grande salto 
“Io vorrei…non vorrei…ma se vuoi”, L. Battisti, Mogol, 1972

Questo post è per chi – pronti via – ha deciso di tentare una corsetta. Prima, primissima cosa: non siete negati, nessuno lo è, tutti sono in grado di correre, solo che non lo facciamo da tantissimi anni. Scommettiamo che se sbuca un borseggiatore da dietro l’angolo una bella corsetta la sapete fare? Ecco il motivo per cui non è possibile che non possiate correre. Anche la mia amata nonna correva per attraversare la strada, con i tacchi e la borsetta – c’è da dire che con i tacchi e la borsetta faceva chilometri quella benedetta donna, ma comunque sapeva correre: l’ho vista!
Se siete già dei camminatori, un piccolo passetto è già stato fatto, se non lo siete…siatelo al più presto. In questi anni diverse persone mi hanno chiesto come iniziare a correre e ho capito che il grande ostacolo è la paura di sentire male. Se l’ultima corsa che avete fatto è stata  alle elementari nel derby quinta A contro quinta B o al liceo obbligati da un temerario insegnante di educazione fisica, allora avrete male alle gambe (ma non ne perderete l’uso, garantito).
La prima vera cosa che dobbiamo sapere è cosa ci serve. A differenza di altri sport l’attrezzatura è molto semplice ed economica, ma vi consiglio di prestare un pochino di attenzione, onde evitare scocciature.
1. Le scarpe sono l’acquisto più importante, come si può ben immaginare. Non è necessario spendere delle fortune, ma non sottovalutate questo aspetto. I vostri piedi non sono abituati a questo trattamento, quindi l’aspetto fondamentale è che le scarpe li proteggano dagli urti: preferite scarpe con una suola spessa e rinforzata sul tacco, in modo che l’impatto del piede al suolo sia attutito. Inoltre devono essere comode, fin da subito: voi ci infilate dentro il piedino e dovete sentirlo avvolto, ma non costretto, al sicuro, insomma, ma anche libero di muoversi. Evitate assolutamente le classiche scarpe da passeggio tipo Converse o Tiger, lasciatele appunto per le passeggiate: rischiate di farvi male inutilmente. Per quanto riguarda le marche, ognuno ha le sue idee. Personalissimamente (e lo sottolineo anche) sono una grande fan delle Asics, ma molto dipende dalla forma del vostro piede (chi ha la pianta larga potrebbe trovarle un pochino strette, ad esempio) e in generale dal vostro budget. 
2. Le calze sono una faccenda molto personale, c’è chi preferisce il cotone, chi la spugna, chi i materiali sintetici. Dal mio punto di vista non c’è una grandissima differenza, nel senso che in termini di confort una calza da 20 euro vi posso garantire che li vale, ma se non avete in programma di correre la maratona (che comunque ho corso nelle peggiori condizioni del mondo sotto questo aspetto) un qualunque calzino morbido e che asciughi il sudore andrà bene.
3. Pantaloni e pantaloncini. Qui dipende dalla stagione e ovviamente da quanto volete mostrare di voi ;-) Scherzi a parte, il classico pantaloncino da corsa, morbido e corto, è davvero comodo, ma se avete le cosce che sfregano non è il massimo. Attualmente alcune case hanno aggiunto ai pantaloncini classici da corsa un altro paio di pantaloncini aderenti, tipo scaldamuscolo (li vedere nella foto). Io mi trovo davvero bene, le cosce non sfregano, il pantaloncino aderente non sale e il pantaloncino sopra è morbido, quindi se non volete mostrare le vostre sinuose forme non siete costrett* a farlo. Diversamente qualunque pantaloncino andrà bene. La regola generale per quando inizia a fare freschino è che è meglio avere un po’ caldo che soffrire il freddo, quindi regolatevi di conseguenza.
4. Maglietta, felpe etc. Per le signore consiglio un buon top che tenga tutto fermo. Anche qui ce n’è per tutti i budget e ad esempio da Decathlon ho trovato ottimi prodotti. Anche su questo non andate al risparmio: è importante proteggere il seno da sballottamenti vari, quindi cercate e acquistate quello che fa per voi. Sono indumenti che, se trattati con cura, vi durano a lungo, dopo tutto. Io amo molto le canottiere con il top integrato e anche qui la Decathlon mi ha sempre dato grandi soddisfazioni. Le uso anche d’inverno, mettendo sopra una bella maglia termica (Decathlon anche lei). In generale sconsiglio il cotone per il semplice motivo che quando sudate si inzuppa e (1) vi raffredda, (2) pesa, comunque anche qui va a discrezione (ad esempio d’estate uso il cotone, mentre quando fa un po’ freschino metto una maglietta di materiale tecnico, come vedete nella foto). 
Ora che lo shopping è fatto, siete pronti per la vostra prima uscita. Se le scarpe sono nuove, vi consiglio una fase di “rodaggio” camminandoci sopra (non fate come la sottoscritta che si fece 21 km con le scarpe nuove di pacca…sbagliando si impara!) e imparando a conoscerle. 
Nel prossimo post qualche consiglio per iniziare davvero! 
Buona settimana a tutt*,
Giunchiglia

domenica 17 agosto 2014

Quel giorno, non so proprio perché, decisi di andare a correre un po’ (Forrest Gump)

Quel giorno, non so proprio perché, decisi di andare a correre un po’
Forrest Gump

Ecco, io mi fermai anche a un certo punto, però c’è stato un periodo della mia vita, diciamo tra i 10 e i 13 anni in cui, ovunque dovessi andare, ci andavo correndo. Ingenuamente consideravo il tempo di spostamento tra un posto e l’altro estremamente noioso e una gran perdita di tempo, quindi, per riuscire a veder finire i cartoni animati prima di andare a catechismo,
avevo una sola soluzione: andarci di corsa.
Poi si cresce un po’ e si inizia a notare che la gente intorno a te se corri e non sei vestito da corsa pensa che tu sia pazzo. O in fuga. O entrambi. Insomma, smisi di usare la corsa come mezzo di trasporto e la feci diventare il mio sport. Da allora sono passati tanti anni e continuo a pensare che gli spostamenti siano una gran perdita di tempo in sé, quindi cerco sempre di riempirli con qualcosa da fare e, quando posso, questa cosa è l’utilizzo delle gambe.
Il primo grande passo verso una vita sana credo sia realizzare che viviamo con la macchina attaccata al didietro, che perdiamo ore a cercare un parcheggio vicino alla nostra meta e che poi andiamo in palestra a fare zumba. In quel momento preciso in cui vedi il paradosso, il primo grande passo è fatto, congratulazioni. Il secondo passo è fare quello sforzo in più, imparare di nuovo a camminare. Se vivete in una città in pianura potreste anche rispolverare una bici. Lo so che sembra aria fritta e rifritta, ma in fin dei conti continuiamo a preferire la zumba. Perché?
Ognuno credo debba trovare la sua motivazione e lo scopo di questo post non è quello di motivare nessuno al cambiamento. I miei post saranno per chi quella motivazione l’ha già trovata, ma non sa da che parte iniziare. Si inizia da qui. Il mio posto di lavoro è a circa 2 km e mezzo da casa, potrei prendere un bus (ho anche una fermata in cui posso prendere la navetta gratuita). Invece ho scelto di svegliarmi un po’ prima e andare a piedi – un paio di ballerine in borsa ci stanno e posso mettermi le scarpe da ginnastica per arrivare fino a lì. Torno a piedi anche alla sera. E fanno 5 km a piedi al giorno, un’oretta all’aria aperta, a volte mi becco un po’ di pioggia, qualche volta il vento, qualche volta il sole. A volte ascolto della musica oppure la pioggia, altre volte mi guardo intorno. Ho imparato a leggere mentre cammino – ammetto non sia il massimo, ma se c’è proprio quel libro che vuoi sapere come va a finire…! Alcune volte, invece, medito. Mentre cammino, sì. Ma di questo parlerò in un altro post.

Io non ho ricette da postare, ma qualche consiglio sì. Ed ecco il primo: camminate, riprendetevi le vostre gambe, portate a spasso il cane, parcheggiate la macchina 10 metri più lontano del solito, fate le scale, andate al lavoro in bicicletta se potete o, se siete fortunati, anche a piedi. Se la cosa vi annoia, ascoltate della musica, leggete un libro (occhio ai semafori!), contate il numero di persone con le scarpe da ginnastica o col cappello. Guardate i balconi delle case, gli alberi del viale, le persone che incrociate (inizio a dirvi che saranno sempre le stesse, ma io mi diverto a vedere dove le incrocio e quando non le incrocio un po’ mi preoccupo). Munitevi di scarpe comode e infilate le altre scarpe nella borsa o nello zaino (oppure, se il vostro lavoro lo consente, tenetevi le scarpe comode tutto il giorno).
Non siamo animali da scrivania, il nostro sistema è stato concepito per il movimento. È un nostro dovere nei confronti del nostro corpo e un diritto del nostro corpo quello di muoversi. Non dimentichiamoci mai che, in fondo in fondo, siamo un po’ delle scimmie.

Alla prossima,

Giunchiglia

sabato 16 agosto 2014

BISCOTTI VEG ALLE NOCCIOLE


Buongiorno!
Come prima ricetta ho deciso di proporre quelli che per noi sono diventati i biscotti di casa; li facciamo spesso (e volentieri!) perché si preparano velocemente, sono buoni e sani.
Questa e' la versione che ha ricevuto l'approvazione di tutti, grandi e piccini :-)
Il sapore delle nocciole si sposa benissimo con il malto ed il risultato finale e' un biscotto friabile dal gusto delicato e avvolgente. Ho un simpatico aneddoto rispetto a questi biscotti... tempo fa ho partecipato ad un corso presso un delizioso negozietto milanese, portato avanti da una tenace e gentile donnina giapponese (lo trovate anche in internet come "La Zacca", vale la pena farci un giro). Quando lei li ha assaggiai si è quasi commossa perché l'hanno riportata ai sapori della sua infanzia! direi che un commento così non ha prezzo!
Bene... Ora non resta che mettere le mani in pasta!


 INGREDIENTI

470 gr farina di grano tenero (tipo zero o semintegrale)
130 gr malto di riso (oppure orzo, miglio..)
120 gr olio di semi di girasole
90 gr nocciole tritate finemente nel mixer
80 gr circa di acqua tiepida
3-4 cucchiai di zucchero di canna (a seconda dei gusti)
1 bustina di lievito per dolci (io uso il cremor tartaro)
1 pizzico di sale

PREPARAZIONE

Emulsionare olio e malto in una ciotola con l'aiuto di una frusta. In un'altra ciotola unire tutti gli altri ingrenti (farina, lievito, nocciole frullate, zucchero, sale e infine acqua). Versare sugli ingredienti secchi olio e malto ben emulsionati ed impastare brevemente in modo da ottenere un impasto morbido e sodo.
Formare dei salsicciotti (come per fare gli gnocchi) dello spessore di un dito circa e tagliarli per formare biscotti lunghi circa 7-8 cm.
Disporli sulla placca da forno (con carta forno) tenendo conto che cuocendo lieviteranno un pochino. Cuocere per 20 minuti circa in forno preriscaldato a 150-170 gradi.

Una volta provata la versione base potrete dar sfogo alla fantasia :-) ad esempio, si possono scegliere le mandorle in alternativa alle nocciole, si può aggiungere un po' di cacao e....chi più ne ha più ne metta!
Mi piacerebbe che condivideste con me e giunchiglia le vostre prove e variazioni!

A presto

Primula






sabato 9 agosto 2014

10 motivi che giustificano l'esistenza di questo blog (e qualche informazione su chi scrive)

10 motivi che giustificano l’esistenza di questo blog.
1. Perché i nostri bisnonni erano vegani, solo che allora non andava di moda
2. Perché vegano non vuol dire cucina orientale (tempeh, tofu, soia come se non ci fosse un domani). Anzi.
3. Perché non ammalarsi è molto più semplice (e piacevole) che curarsi.
4. Perché vogliamo dimostrarvi che è possibile.
5. Perché ricerche scientifiche dicono che non è con l’attività fisica che non si ingrassa, ma con il cibo che ingeriamo.
6. Perché l’attività fisica (molto meno di quello che si pensa) ci permette di crescere e invecchiare forti.
7. Perché la vecchiaia non è una malattia. E nemmeno l’infanzia. L’adolescenza forse sì, ma dura poco e tutto sommato è divertente.
8. Perché vivere col pilota automatico ci fa perdere di vista cosa siamo e cosa sentiamo.
9. Perché un mondo migliore è possibile (be’, qui l’abbiamo sparata grossa. Comunque è possibile).
10. Perché è solo in un corpo sano che vive una mente sana. E viceversa.
C’erano una volta due semi di fiore che erano finiti nello stesso sacchetto. I due semini erano molto vicini ed andavano d’accordo. Un giorno un contadino comprò quel sacchetto e decise di seminare quei bei fiori nel suo giardino e così fece. I due semini speravano di cadere vicini, ma purtroppo il destino decise diversamente. Così un semino finì in un’aiuola davanti a casa, mentre l’altro semino venne portato lontano da un pettirosso. Il semino che era rimasto a casa diventò una bellissima primula, ma ogni tanto pensava al suo amico. Il semino trasportato dal pettirosso finì in un bellissimo giardino di una terra lontana e diventò una bella giunchiglia. Un giorno quel pettirosso tornò a trovare la primula e le raccontò la storia del secondo semino. Da allora, grazie a quel pettirosso, i due fiori riuscirono a tenersi in contatto e a scambiarsi tante informazioni e idee, mentre proseguivano le loro vite lontane. Nemmeno quando erano nel sacchetto si erano sentiti così vicini. Questo blog racconta le conversazioni di quei due fiori, che si danno spesso consigli. Ve li presentiamo:
a Primula piace sperimentare in cucina, provare ricette nuove e originali senza usare prodotti animali. Sa creare soluzioni intelligenti per evitare sprechi inutili, inquinamento e spese superflue.  Il suo approccio è creativo e colorato.
A Giunchiglia piace molto mantenere il suo corpo e la sua mente forti e sani, quindi cerca di mangiare bene e lo sport è una parte importante della sua vita, così come la meditazione. Ha un approccio molto scientifico e razionale verso tutto, ma nasconde un animo sorprendentemente sensibile.
Non vi resta che immergervi nel nostro mondo vegano nostrano in cui si mangia, si medita, si corre e ci si informa. Benvenuti!

Primula e Giunchiglia